Ci sono tanti modi per mettersi a servizio di LILT. Tra tutte l’esperienza negli Hospice è una delle più toccanti. Augusto Caraceni, Direttore delle Cure palliative dell’Istituto Tumori di Milano, spiega come si forma e quanto è prezioso il volontario per i malati.
Sono strutture progettate in modo diverso da un normale reparto ospedaliero. Ci sono piante, colori diversi alle pareti, luci soffuse, la possibilità di partecipare a momenti creati apposta come piccoli concerti musicali. Parliamo degli Hospice, progettati per garantire il più possibile la serenità alla persona malata e ai suoi familiari, compatibilmente col momento che stanno affrontando. I pazienti vengono seguiti da un’équipe multidisciplinare, che comprende diverse figure professionali, con il compito di alleviarne i sintomi fisici, psicologici e spirituali. In questo ambito riveste un ruolo insostituibile il volontario, disponibile all’ascolto, al sorriso e a fornire un sostegno pratico, tanto da diventare una vera e propria ‘bussola’ per i ricoverati e i loro familiari.
Ne parliamo con Augusto Caraceni, Direttore della Struttura Complessa di Cure Palliative dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.
Professor Caraceni, come si diventa volontari in un Hospice?
Tutti i volontari seguono inizialmente lo stesso iter che prevede l’incontro con lo psicologo e, quindi, il corso di formazione con docenti speciali, quali medici, psicologi, filosofi, esperti di comunicazione, per citare solo alcune delle figure presenti. Chi poi desidera prestare la sua attività in un Hospice ha uno step in più di formazione dedicata. Quindi, iniziano, dapprima affiancati da un tutor, quindi in autonomia, ma sempre nell’ambito di un team multidisciplinare.
Chi sono le figure del team?
C’è il medico oncologo, lo psico-oncologo, il fisioterapista, l’infermiera e altri ancora, che lavorano insieme per il benessere del paziente. Qui, il volontario ha un suo ruolo specifico e per questo viene invitato a partecipare alle riunioni. Capita spesso infatti che il paziente si confidi con il volontario, che racconti aspetti della sua vita privata, paure, emozioni. Sono informazioni importanti sempre e soprattutto se si tratta di un paziente solo, che non può contare sul supporto dei familiari. Le faccio un esempio. Avevamo in reparto una paziente straniera che compiva gli anni e lo ha condiviso con il volontario. Ricevere una torta è stato per lei un momento di felicità inaspettata, una doccia di energia che ha fatto bene all’anima.
Ci sono delle caratteristiche peculiari del volontario in Hospice?
Come accennavo prima, il volontario “entra” nella vita del paziente e lo deve fare con delicatezza, nel rispetto della persona e della sua malattia, e consapevole del suo ruolo. In sostanza, al volontario si chiede la disponibilità all’ascolto, evitando di intervenire col paziente o con i caregiver su tematiche che non sono di sua competenza.
Come si svolge la giornata del volontario?
“C’è una serie di attività pratiche, molto semplici, che vengono sempre coadiuvate dai volontari e che rappresentano fin dall’inizio dei momenti di incontro. La più tipica è quella del tè che viene servito di pomeriggio a pazienti e parenti. La modalità è diversa rispetto a quanto avviene nel resto della struttura sanitaria, qui c’è un’attenzione particolare alla forma. Per fare un esempio, il tè viene offerto in tazza. Poi ci sono eventi specifici, come i compleanni, gli anniversari e talvolta anche i matrimoni. In questi casi il contributo dei volontari è prezioso, perché interpretano i desideri della persona, li rendono fattibili e sempre con una immensa attenzione al paziente e ai suoi cari”.
Vuoi diventare volontario in Hospice?
LILT sta cercando nuovi volontari per gli Hospice di Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo e Carate Brianza. Unisciti alla squadra e diventa compagno di viaggio di chi affronta il tempo delle cure palliative.
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