L’8 maggio ricorre la X Giornata Mondiale sul Tumore Ovarico, una delle neoplasie più aggressive e allo stesso tempo difficili da individuare. Pur essendo il meno frequente tra i tumori ginecologici è quello con il più elevato tasso di mortalità, classificandosi come l’ottava causa di morte nelle donne. Un triste primato dovuto in gran parte alle differenti possibilità di accesso a diagnosi e terapie, non alla pari nel mondo.
Sintomi generici ma occhio alle perdite
Il cancro alle ovaie è una malattia dai sintomi molto vaghi. Dolori nell’area pelvica, all’addome o alla schiena sono infatti sintomi generici e comuni ad altre neoplasie. Anche inappetenza o difficoltà nel mangiare sono segnali non esclusivi di questa patologia oncologica, così come i cambiamenti nella frequenza della minzione. Sanguinamento, soprattutto se in menopausa, e secrezione vaginale potrebbero però rappresentare una prima avvisaglia.
Fattori di rischio e fattori di protezione
Avere un’età superiore ai 50 anni ed essere entrate tardivamente in menopausa può incrementare il rischio di ammalarsi di cancro ovarico. Diverse ricerche dimostrano che mutazioni nei geni BRCA (le unità ereditarie che compongono il nostro patrimonio genetico e sono adibite al controllo delle diverse funzioni dell’organismo) aumentano maggiormente il rischio di sviluppare questa neoplasia. Se in famiglia ci sono stati casi di cancro all’ovaio o al seno, è possibile ereditare le mutazioni dei geni BRCA che alzano il rischio di sviluppare la malattia. Anche soffrire di un’altra patologia, come l’endometriosi, può incrementare le possibilità di ammalarsi. Allo stesso modo, l’aver seguito una terapia ormonale sostitutiva, può rappresentare un, seppur debole, fattore di rischio.
Assumere la pillola contraccettiva per più di 5 anni rappresenta invece un importante fattore di protezione contro la malattia: è dimostrato, infatti, che ne dimezza il rischio. Anche avere figli e allattare sembra essere uno scudo capace di proteggere da questo tipo di tumore.
Quali trattamenti?
Ad oggi, il trattamento contro i tumori ovarici prevede la combinazione di chirurgia e chemioterapia. Se la malattia è ancora nelle fasi iniziali, la chirurgia permette di eliminare tutta la massa tumorale risultando risolutiva nel 70% dei casi. Dopo l’operazione chirurgica, seguono anche diversi cicli di chemioterapia. Quando invece la neoplasia è in fase avanzata, si agisce sul miglioramento dei disturbi e si cerca di limitarne la crescita.
Ascoltare il proprio corpo e il proprio ginecologo
Il Pap-test è un esame di screening fondamentale per la prevenzione contro il cancro della cervice uterina ma non è in grado di rilevare quello ovarico. Prestare attenzione al proprio corpo e saper riconoscere i sintomi può essere importante per una diagnosi precoce della malattia. Resta tuttavia fondamentale la visita ginecologica con ecografia e il consulto specialistico, consigliati una volta l’anno.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.