Il calciatore Francesco Acerbi diventerà padre del secondo figlio dopo un tumore ai testicoli. Un bel messaggio che dà speranza a chi desidera diventare genitore nonostante la malattia. L’urologo Nicola Nicolai ci spiega come cambia la fertilità di un uomo dopo le cure oncologiche.
Nel 2013 la diagnosi di tumore al testicolo, lo stop dalla carriera calcistica, le terapie, il ritorno della malattia, ancora cicli di chemioterapia. Il protagonista è Francesco Acerbi, calciatore, che ha raccontato la sua storia nel libro «Tutto bene – La mia doppia vittoria sul tumore». Acerbi è anche padre, la prima figlia è nata nel 2021 e da qualche mese ha annunciato insieme alla sua compagna che sono in attesa del secondo figlio. Un bel messaggio, questo. Perché è possibile diventare genitori anche dopo un tumore al testicolo.
Come cambia la fertilità
Circa 2000 uomini tra i 20 e i 40 anni si ammalano ogni anno della stessa forma tumorale che ha colpito Acerbi. E tra i pensieri che riempiono la mente dopo la diagnosi, uno è comune a tutti: sarà compromessa la mia fertilità? Un dubbio, questo, più che normale, anche perché il tumore del testicolo ha origine dalle cellule germinali, cioè quelle che generano gli spermatozoi.
«La notizia positiva è che non sempre le terapie chirurgiche e medico-oncologiche provocano danni irreversibili», interviene Nicola Nicolai, Direttore SC Urologia e responsabile della SS dei tumori del pene e del testicolo, Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. «Per dare un’idea, a distanza di due anni dal termine della chemioterapia, la fertilità può essere confrontabile con quella che si aveva prima della cura, e permettere una procreazione per vie naturali. Quando è necessaria una chirurgia avanzata esiste in molti pazienti la possibilità di conservare l’evacuazione. È sempre prudente però, agire prima. Per questo, prima di iniziare il percorso terapeutico, l’urologo consiglia la crioconservazione del seme se possibile ancora prima della chirurgia sul testicolo». In pratica, gli spermatozoi vengono conservati a una temperatura pari a -196 gradi centigradi e in sicurezza, senza il rischio che si danneggino.
L’importanza dell’autopalpazione
Ma come ha dichiarato più volte Acerbi e ha scritto nel suo libro, è fondamentale la diagnosi precoce: si guarisce bene, e il calciatore ne è la prova vivente, ma agire presto migliora la probabili di cura e riduce gli effetti negativi dei trattamenti. Per questo, in caso di un qualche cambiamento avvertito nel testicolo, è bene vincere le paure e rivolgersi al medico. «È importante anche imparare a eseguire regolarmente l’autopalpazione dei testicoli», conclude il dottor Nicolai. «Questo vale per tutti e in particolare per chi ha una storia di testicolo ritenuto, cioè di ritardata discesa di uno oppure di entrambi i testicoli nella sacca scrotale, per chi ha già avuto il tumore a uno dei testicoli e per chi ha una familiarità di primo grado, un fratello o il padre che abbiano avuto la stessa forma tumorale».
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.