Il tumore al seno non è solo “questione da donne”.
Sembra strano, vero, ma ne soffrono anche gli uomini. Certo, è una forma rara, ma non per questo da sottovalutare: le nuove diagnosi sono all’incirca 500 e la fascia d’età più colpita è quella tra i 60 e i 70.
Come accorgersi che qualcosa non va?
La scoperta? Spesso casuale, la maggior parte delle volte sotto la doccia. Anche perché per gli uomini di solito non è previsto uno screening mammografico, come avviene per le donne.
Ma quali sono i fattori di rischio del tumore al seno maschile
Ci sono alcuni fattori che possono giocare un ruolo nell’insorgenza del tumore al seno maschile:
- Ginecomastia, cioè anomalo sviluppo delle dimensioni delle mammelle, secondaria a farmaci, come quelli prescritti per patologie prostatiche.
- Precedente radioterapia toracica, specialmente se è stata effettuata in giovane età.
- Patologie del testicolo, che provocano un metabolismo alterato degli estrogeni.
- Sindrome di Klinefelter, una sindrome genetica presente fin dalla nascita che causa una produzione eccessiva di estrogeni.
- Obesità, che è causa della produzione di estrogeni in dosi maggiori.
- Abuso di alcol.
- Familiarità, cioè avere due o più familiari con tumore al seno, alle ovaie, alla prostata, al pancreas e al colon.
Che cosa fare quindi? E come si cura il tumore al seno maschile?
Se si nota un nodulo, non bisogna perdere tempo ma rivolgersi all’oncologo.
Gli esami sono i medesimi che vengono effettuati per la donna: mammografia, ecografia e biopsia. A questi, seguono poi gli esami per definire lo stadio della malattia e l’eventuale diffusione, in modo da scegliere la strategia terapeutica più indicata.
Nell’80-90% dei casi si tratta di tumori endocrino-responsivi e solo in una quota minima, e soprattutto tra gli under 45, il tumore è legato ad alterazioni nei geni BRCA1 e BRCA2. Il primo trattamento di solito è chirurgico e prevende la mastectomia, cioè l’asportazione di tutta la mammella. Anche la chemioterapia fa parte delle cure e come per le donne, può essere eseguita prima dell’intervento per ridurre la massa tumorale, oppure dopo e in tal caso si chiama adiuvante. Per quanto riguarda invece i trattamenti farmacologici, quello più efficace è la terapia ormonale, tanto che viene effettata in circa 9 casi su dieci. Quando ci sono già metastasi, invece, la terapia di scelta è l’ormonoterapia. Infine, nel caso di tumori BRCA-positivo, la scelta cade solitamente su farmaci mirati.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.