I tatuaggi per coprire le cicatrici sono un’occasione per tornare ad apprezzare una parte del proprio corpo. Ma ci sono delle controindicazioni o dei fattori da non sottovalutare?
Tatuaggi per coprire le cicatrici, quando è possibile farlo.
Molly Ortwein ha 47 anni quando si ammala di tumore al seno e viene sottoposta a una mastectomia. E dove c’è la cicatrice, decide di farsi fare un tatuaggio. Dall’esperienza di Molly, nel 2012 nasce a Brooklyn, negli Stati Uniti, l’associazione no profit Personal Ink: qui ci sono tatuatori che creano vere e proprie opere d’arte sulle cicatrici delle donne che altrimenti non si potrebbero permettere un tatuaggio a causa dei costi proibitivi. E in Italia? «Da noi il tatuaggio delle cicatrici non fa parte dei trattamenti medici pertanto bisogna rivolgersi a tatuatori professionali privatamente», racconta Egidio Riggio, chirurgo plastico dell’ Istituto nazionale dei Tumori di Milano. «Fortunatamente per noi la ricostruzione del seno ha un costo a carico del Servizio sanitario nazionale cosa che non avviene negli Stati Uniti, dove i costi sanitari sono a carico del paziente o della sua assicurazione privata».
Tatuaggi per coprire le cicatrici. Una buona soluzione?
Certo, per chi desidera il tattoo, le possibilità di scelta sono innumerevoli. Ma la decisione deve essere ben ponderata. «Intanto, è bene condividere la scelta con l’oncologo nel corso della visita di controllo», sottolinea il dottor Riggio. «Questo, perché va valutato con cura lo stato della ferita. Inoltre, se non si è più che sicuri, va chiesto anche un controllo dermatologico per verificare che non ci siano problemi della pelle come micosi e infiammazioni. Va da sé infine che deve essere stato completato il ciclo di trattamenti oncologici, come la chemio e la radioterapia. Le cicatrici del seno mastectomizzato a distanza di 6-12 mesi dalla guarigione si notano poco ma purtroppo alcune sono molto lunghe e più evidenti. Trovo quindi che sia benvenuta l’idea di mimetizzare sotto dei disegni artistici quei segni sulla pelle che ricordano una brutta esperienza vissuta quale l’ammalarsi di un tumore al seno». Purché siano belli e discreti. Non conviene dal punto di vista medico dermatologico mascherare una intera regione corporea con un tatuaggio in quanto non consente agli oncologi di verificare a volte con sicurezza la comparsa di localizzazione cutanee di malattia.
Quali i fattori da non sottovalutare quando si parla di tatuaggi sulle cicatrici?
Molti non lo sanno, ma esistono le Linee guida del Ministero della salute per l’esecuzione di tatuaggi, che danno indicazioni importanti. Il dettaglio è sul sito dell’Istituto Superiore della Sanità (ISS). Innanzitutto, è bene controllare che sia un tatuatore abilitato e che eserciti in locali autorizzati. Inoltre, il tatuatore deve informare sui rischi per la salute associati al tatuaggio e far sottoscrivere il modulo del consenso informato. Occhio anche all’igiene. Gli oggetti devono essere monouso, aperti al momento: questo vale anche per le ciotoline dove viene travasato l’inchiostro per creare il tattoo, rigorosamente da eliminare dopo ogni seduta. Tutte le procedure inoltre vanno eseguite con indosso i guanti. Vale la regola anche di guardare lo studio nell’insieme, il pavimento deve essere pulito, per esempio e la sala di attesa deve essere separata da quella di lavoro. C’è anche un limite di età: no a tattoo agli under 18 se non sono accompagnati dai genitori. E divieto assoluto, anche col permesso della famiglia, in alcune Regioni come la Toscana ai minori di 14 anni o addirittura ai minori di 18 anni, come in Sicilia.
Chi verifica il rispetto dei requisiti igienico-sanitari?
Va detto infine, com’è riportato anche nel documento pubblicato sul sito dell’ISS, che in Italia è attivo un sistema di sorveglianza e vigilanza per verificare il rispetto dei requisiti igienico-sanitari e la conformità con le normative e le linee guida ministeriali. Questo sistema prevede che i controlli vengano eseguiti a livello locale dalle Asl e dalle Agenzie regionali per la protezione ambientale (Arpa), che eseguono in particolare i controlli analitici sugli inchiostri, e a livello nazionale da parte dei Carabinieri Nas (Nucleo antisofisticazioni) e Usmaf (Uffici di sanità marittima, aerea e di frontiera). L’Istituto Superiore di Sanità (Iss) coordina la rete dei laboratori ed è anche coinvolto nelle analisi di conferma dei dati analitici.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.