È il più vasto studio mai condotto fino ad oggi sul melanoma e su chi ha maggiori probabilità di ammalarsi. Ha coinvolto persone di tutte le nazionalità, dagli australiani, agli abitanti del Nord Europa, a quelli dei Paesi mediterranei, con l’obiettivo di capirne di più sul rischio di ammalarsi. Perché è vero che ci ha la pelle chiara potrebbe avere più problemi, ma non ne è esente neppure chi ha la pelle olivastra.
Il ruolo dei geni
Lo studio è stato pubblicato lo scorso anno sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Genetics. I ricercatori hanno scoperto che alcuni geni possono avere un ruolo importante nello sviluppo di questo tumore della pelle. Questo però non vuol dire mettere da parte il ruolo dei raggi solari. Al contrario, in chi ha questi geni, sono la miccia che dà il via ai meccanismi che portano allo sviluppo del melanoma. Si tratta di combinazioni di varianti genetiche: sono geni diversi coinvolti ad esempio nella riparazione del DNA dai danni solari, oppure che controllano il ciclo cellulare e i fattori immunitari. E questo spiegherebbe come mai una persona di carnagione olivastra come nel nostro Sud Italia può ammalarsi esattamente come un australiano. Se succede, dunque, probabilmente è perché, senza esserne a conoscenza, ha un mix di geni che predispongono ad ammalarsi di melanoma.
Il colore della pelle non basta
In sostanza, i raggi solari possono danneggiare il DNA delle cellule e, in chi ha i geni identificati dallo studio, far sì che nell’arco di 20-30 anni si sviluppi il tumore. Una ragione in più, dunque, per proteggersi sempre. Anche se si hanno pelle olivastra e occhi e capelli scuri. Le informazioni sui geni coinvolti sono solo una parte dello studio. Ora i ricercatori stanno mettendo a punto un algoritmo che insieme al test genetico e ad alcune informazioni quali il colore della pelle, le scottature da piccoli e altro ancora, permetterà di formulare un profilo di rischio personalizzato.
Fonti: LandiMT et all, Genome-wide association meta-analyses combining multiple risk phenotypes provide insights into the genetic architecture of cutaneous melanoma susceptibility, Nature Genetics 2020.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.