Il 28 luglio è la giornata mondiale dell’epatite ma quasi un italiano su tre ne sa poco niente. Approfittiamo di questo giorno per un ripasso.
È tempo di agire. Con questo slogan si dà il via alla Giornata mondiale dell’epatite, che si celebra come tutti gli anni, il 28 luglio. Una data, questa, che non è stata scelta a caso: è la data di nascita di Baruch Blumberg, il biochimico statunitense insignito del Premio Nobel per avere scoperto il virus dell’epatite B e sviluppato il primo vaccino.
Il 28 luglio è utile anche per tornare a parlare dell’epatite, anzi, delle epatiti, e migliorare il grado di informazione tra le persone. Dati alla mano, secondo una recente indagine di AstraRicerche, quasi 1 italiano su 3 (32,1%) afferma di sapere poco o niente delle epatiti. Approfittiamo di questa giornata per un ripasso, con le 4 informazioni da conoscere.
Esistono più tipologie
Le epatiti sono classificate con lettere dell’alfabeto: A, B, C. D. Alla base, si tratta sempre di un’infiammazione al fegato (per leggere di più sul fegato, l’intervista all’oncologo Filippo De Braud), ma causata da virus diversi. La prima diagnosi avviene attraverso l’analisi del sangue.
Come si trasmettono
Le modalità di trasmissione cambiano a seconda del virus. Il virus dell’epatite A si contrae per via orale, attraverso l’ingestione di acqua o cibo contaminati dal virus, come frutti di mare contaminati dallo scarico delle fognature, o dal contatto stretto, come i rapporti sessuali, con altre persone infette.
Il virus dell’epatite B invece si trasmette prevalentemente per via sessuale, oppure attraverso il contatto diretto con sangue infetto, presente su aghi, siringhe o altri strumenti infetti.
Il virus dell’epatite C si trasmette quasi esclusivamente per via parenterale, cioè attraverso il contatto con sangue infetto. Merita un discorso a parte il virus dell’epatite D che si trasmette attraverso il sangue infetto, è una forma rara e ne è maggiormente suscettibile chi ha già l’epatite B.
Come funzionano i vaccini
È possibile la vaccinazione. Sono disponibili i vaccini che proteggono dall’epatite A e dalla B. Quest’ultimo in particolare viene effettuato di routine a tutti i bambini. Il lavoro dei ricercatori invece prosegue per la ricerca dei vaccini contro la C.
Anche le cure sono diverse
Le cure sono diverse. Per l’epatite A non ci sono terapie: è sufficiente un lungo periodo di riposo sotto stretto controllo medico. Per quanto riguarda la B, le cure oggi permettono un buon controllo della malattia e vengono effettuate solo quando la malattia viene classificata come attiva e ha quindi un rischio elevato di degenerare in cirrosi.
Se si tratta di C invece, da qualche anno sono disponibili terapie che hanno cambiato la storia di questa malattia, tanto da garantire la guarigione in un’altissima percentuale di pazienti. Infine, l’epatite D attualmente viene tenuta sotto controllo con terapie che però non sono ad hoc come per la B e la C, ma sono in corso diversi studi in tal senso.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.