C’era attesa per l’edizione 2021 de “I numeri del cancro”. Perché? Perché scatta una prima fotografia del 2020, anno di emergenza a causa della pandemia da Sars-Cov2. Programmi di screening rallentati, diagnosi in stadi più avanzati e un abbassamento dell’attenzione per quanto riguarda lo stile di vita, con i danni che può portare con sé per quanto riguarda il rischio tumori.
Dati 2020: mortalità
Certo, a causa della pandemia non è stato facile “tirare le somme” per il censimento dell’edizione 2021. Per questo, a differenza degli anni precedenti, la pubblicazione non riporta i dati di incidenza aggiornati. Gli esperti coinvolti si sono invece concentrati sulla rivalutazione dei dati di sopravvivenza e di mortalità. In generale, negli ultimi sei anni, si è osservato un calo complessivo della mortalità per cancro del 10% negli uomini e dell’8% nelle donne.
In particolare, dal 2015 a oggi, nei maschi sono diminuite del 18,4% le morti per neoplasie dello stomaco, del 15,6% quelle del polmone, del 14,6% alla prostata e del 13,6% del colon-retto. Aumentano nella popolazione femminile i decessi per i carcinomi della vescica (+5,6%) e del polmone (+5%), strettamente legati al fumo di sigaretta. Calano quelli allo stomaco (-25%), colon-retto (-13,2%), ovaio (-9%) e mammella (-6,8%). Non emergono progressi per il tumore del pancreas, che continua a evidenziare tassi di mortalità stabili nei maschi e in crescita (+3,9%) nelle femmine.
Dati 2020: sopravvivenza
Migliorano le percentuali di sopravvivenza a cinque anni per tutte le neoplasie. Un segno dell’alto livello dell’assistenza oncologica nel nostro Paese: 59% negli uomini e 65% nelle donne (rispetto al 54% e 63% della rilevazione 2015). In sette sedi negli uomini ed in otto nelle donne le sopravvivenze si attestano su valori molto elevati, fino al 96,2% dei carcinomi tiroidei nelle donne e al 93,2% nel testicolo. «L’oncologia in Italia ha il merito di essere formata da una classe medica di grande esperienza», commenta Saverio Cinieri, Presidente AIOM, nel corso del congresso nazionale. «Questo, ci ha permesso di definire pressoché subito delle linee di azione in emergenza, come l’attivazione della teleassistenza, al fine di garantire la continuità delle terapie. Siamo riusciti anche a non fermare l’attività chirurgica che è proseguita anche nei primi due mesi di grande emergenza. Ora dobbiamo andare avanti, e tra i prossimi obiettivi c’è sicuramente quello di abbreviare i tempi tra l’approvazione dei farmaci da parte di EMA, l’Ente europeo, e il nostro AIFA. Tra i due “via libera” possono intercorrere anche due anni, troppo quando di parla di salute».
Diagnosi, terapie e interventi
Di sicuro, sarà un’onda lunga quella della pandemia. Ad oggi, infatti, non è ancora possibile quantificare le conseguenze per quanto riguarda diagnosi e terapie, anche se emergono già alcuni dati importanti. Da un’indagine che ha coinvolto 19 anatomie patologiche, rappresentative dell’intero territorio nazionale, è emerso che nel 2020 sono stati eseguiti 5.758 interventi chirurgici alla mammella e 2.952 al colon-retto. Il numero delle operazioni è in calo rispetto al 2019 (-12% per la mammella, e -13% per il colon retto) e spesso i pazienti sono arrivati all’intervento con dimensioni maggiori della massa tumorale rispetto a quelle rilevate nel periodo pre-Covid.
Dati 2020: screening mancati
Gli screening mancati rimangono una grande spina nel fianco, com’è stato più volte rimarcato anche lo scorso anno. Ora ci sono anche i dati disponibili, grazie a un’indagine condotta dall’ONS, Osservatorio Nazionale Screening.
Gli inviti a presentarsi per lo screening si sono ridotti del 33% per lo screening cervicale, del 31,8% per quello colonrettale e del 26,6% per quello mammografico. E per chi è riuscito a effettuarli, si sono comunque accumulati ritardi: 5,5 mesi per lo screening colonrettale, 5,2 per quello cervicale e 4,5 per le mammografie. «Alcune Regioni nell’autunno 2020 sono riuscite a recuperare una parte degli screening mancati», osserva Cinieri. «Non è semplice perché significa ribaltare molte volte l’organizzazione interna, gli orari di lavoro, la disponibilità di personale, ma sono esempi che ci dicono che si può fare. Ora, spetta anche alle persone attivarsi. Chi ha saltato il controllo del 2020, non deve aspettare che arrivi la lettera di convocazione, ma contattare la ASL della propria Regione per fissare al più presto lo screening».
L’impatto dello stile di vita
Attenzione anche allo stile di vita, altro fattore che potrebbe avere un impatto nell’incremento dei casi preventivati per il futuro. È noto che circa un tumore su tre potrebbe essere prevenuto proprio con stili di vita sani, cioè alimentazione mediterranea, movimento, niente fumo. Comportamenti, questi, spesso abbandonati durante la pandemia. Il dato più negativo? Quello relativo al fumo. Nel 2020 si è verificata una battuta d’arresto nel calo del numero dei fumatori e addirittura per la prima volta dal 2008 è stato registrato un aumento delle fumatrici over 35. «Sono donne che hanno ripreso a fumare», conclude Cinieri. «è un dato da non sottovalutare e che impone una ripresa delle campagne preventive al più presto. Anche perché il fumo non è solo il colpevole numero uno del tumore del polmone, ma anche della vescica ed è proprio per quest’ultimo organo che stiamo evidenziando un drammatico aumento di incidenza di casi femminili».
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.