Immunoterapia e terapie oncologiche hanno maggiori opportunità di successo se il paziente introduce le fibre nella sua dieta. Lo dicono i ricercatori che stanno avviando studi su pazienti con mieloma multiplo.
Ne hanno parlato al CICON23 International Cancer Immunotherapy Conference: c’è un legame tra dieta ricca di fibre e una maggiore efficacia dell’immunoterapia e dei trattamenti oncologici in generale.
«L’immunoterapia ha rivoluzionato la cura di molti tumori», spiega Pier Francesco Ferrucci, presidente di NIBIT, il Network Italiano per la Bioterapia dei Tumori. «Tuttavia, non tutti i pazienti rispondono allo stesso modo. Da qui l’ipotesi, che ormai è diventata una certezza, che la composizione del microbioma intestinale di un paziente influenzi il successo del trattamento immunoterapico. In sostanza, i pazienti che ospitano determinati batteri intestinali sembrano rispondere meglio all’immunoterapia rispetto ai pazienti che ne sono privi».
I ricercatori stanno esplorando le possibili strade per modificare il microbioma, quando è in disequilibrio, e superare così la resistenza all’immunoterapia. Una consiste nell’effettuare trapianti fecali. In pratica, i microbi intestinali “buoni” vengono prelevati da campioni di feci di pazienti che hanno risposto bene ai farmaci per poi essere trapiantati tramite colonscopia a un altro paziente. Un’altra strada è quella di disegnare diete ad hoc in grado di modificare il microbiota in modo da renderlo “alleato” dell’immunoterapia.
Gli alimenti che rappresentano un nettare per il microbiota sono quelli ricchi di fibra. Vale a dire, ad esempio, frutta come mele, pere, prugne, kiwi, verdure quali carote, melanzane e carciofi, fagioli, ceci e lenticchie tra i legumi, frutta secca e in particolar modo pistacchi e arachidi, e cereali integrali. E proprio una dieta ricca di fibre sarà alla base di uno studio in fase di pianificazione, che coinvolgerà pazienti con mieloma multiplo Gli obiettivi? Comprendere gli effetti di questo regime alimentare sulla composizione del microbioma alimentare, oltre che sulle modificazioni metaboliche dell’organismo, sul decorso e sulla prognosi della malattia.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.