Da 15 anni ci occupiamo di prevenzione oncologica anche con le comunità straniere. Un approccio multiculturale per promuovere stili di vita corretti e salute. Con noi ci sono persone come Tahany Shahin che accompagnano le donne ai controlli nei nostri Spazi e si impegnano a sensibilizzare gli immigrati.
Donna Dovunque è una definizione che sembra tagliata su misura per Tahany Shahin. Perché Titti, così la chiamano in tanti, quando si tratta di impegnarsi per la salute delle donne, non si ferma mai e arriva ovunque. Con il nostro aiuto. Oggi festeggiamo con la sua testimonianza il traguardo dei 15 anni di impegno nella prevenzione oncologica multiculturale.
Di origine egiziana, 56 anni, più della metà trascorsi in Italia, Tahany è tra i 12 ambasciatori della salute di LILT e da diversi anni promuove con un impegno importante “Donna Dovunque”, il servizio che offre alle donne straniere, anche sprovviste di documenti, visite senologiche e ginecologiche, con pap test gratuiti. L’obiettivo è quello di favorire l’educazione e la diffusione della cultura della salute tra le comunità di immigrati. E Titti, in questo, è diventata davvero un’ambasciatrice in prima linea.
Laureata in Cultura e Lingua Araba in Egitto, Tahany è arrivata in Italia dopo essersi sposata. Vive a Monza ed è una figura di riferimento per la sua comunità ma anche per il mondo del volontariato della Brianza, dove è impegnata in diversi ambiti e progetti. Oggi è anche vice direttrice del centro islamico. Mamma di figli ormai grandi, educatrice in un asilo nido, il suo tempo libero lo dedica anche a diffondere la cultura di corretti stili di vita. Per Titti ogni occasione è quella giusta per coinvolgere le donne straniere. Se poi si tratta di prevenzione, allora è difficile fermarla, perché fa della sua gentile determinazione lo strumento migliore per aprire tutte le porte che generano integrazione anche attraverso la prevenzione.
Prevenzione per le donne: l’impegno di Titti
Come ha conosciuto LILT e Donna Dovunque?
“Avevo iniziato a frequentare il centro islamico di Sesto San Giovanni. Lì, ormai una decina di anni fa, ho conosciuto i servizi della LILT e ho iniziato ad accompagnarvi diverse donne della mia comunità, per visite ed esami. Poi però mi sono accorta che far andare le persone fuori dal loro territorio era molto complesso e la distanza era un deterrente. Così il mio impegno è stato quello di chiedere la possibilità di far fare i controlli di prevenzione a Monza, allo Spazio di via San Gottardo ed è iniziativa una nuova avventura”.
Perché la scelta di questo impegno verso gli altri?
“Ho sempre fatto volontariato, sia quando ero ancora in Egitto e studiavo, sia quando ho vissuto in Somalia. Insegnavo agli adulti che non avevano avuto la possibilità di studiare. La mia famiglia mi ha educato a questo. Mia mamma si è sempre spesa in prima persona per aiutare chi aveva bisogno. Io mi dicevo che non avrei mai fatto la stessa cosa e invece ora faccio anche di più: un impegno che assorbe gran parte del mio tempo ma di cui sono felice”.
Come Ambasciatrice LILT della Salute, qual è il suo ruolo?
“Cerco di essere un punto di riferimento per donne della mia comunità. Prima mi sono fatta portavoce dell’importanza della prevenzione: fissavo per loro le date per le visite, le spingevo a fare i controlli e mi occupavo di accompagnarle; ho promosso corsi per aiutarle a occuparsi della propria salute e le ho seguite anche durante il Covid, per continuare a essere un punto di riferimento. Se non sai che esiste un’opportunità, se non sai cosa devi fare per coglierla, è come se questa opportunità per te non ci fosse. Io faccio da tramite. Per alcune di queste donne la visita ginecologica e il pap test hanno davvero fatto la differenza. Mi occupo anche della mediazione linguistica.
Quali sono le difficoltà maggiori che ha incontrato? E la soddisfazione più grande?
“L’accesso ai servizi sanitari nei paesi di origine delle donne della mia comunità non è certo come quello italiano. Non c’è la cultura della prevenzione. Si va dal medico solo quando si hanno sintomi e i controlli periodici non sono una buona abitudine che salva la vita. Il mio impegno è cambiare questa modalità e ora tante donne sono abituate a prendersi cura della propria salute. Sono felice quando posso prenotare una visita a una donna che ne ha bisogno e sono contenta di poterla aiutare, anche nel momento in cui è in attesa di una diagnosi, quando ha paura o deve affrontare un intervento e/o le cure”.
Com’è cambiata la sua percezione di salute?
“Spesso la mancanza di tempo mi spingeva a rimandare i controlli. Ora cerco di stare più attenta. Lilt mi ha insegnato tante cose: anche a prestare attenzione all’alimentazione. Per esempio, cerco di usare meno il burro e più l’olio quando cucino. Abbiamo fatto tanti corsi con le donne per questo e ora i suggerimenti dati dagli esperti sono diventati buone abitudini. Anche questo è salute”.