Essere volontari in hospice è un gesto di grande umanità perché implica stare accanto a chi sta vivendo gli ultimi attimi della propria vita. Da due anni Emanuela Maggioni si impegna ad essere la compagna di viaggio di chi è in hospice e ci racconta la sua esperienza.
Quando la vita giunge al suo ultimo tratto e una malattia terminale rende ogni giorno sempre più difficile, un sorriso, una mano tesa e una parola gentile possono fare la differenza. Ascoltare, accompagnare e sostenere sono gli impegni del volontario in hospice che vanno oltre l’assistenza: sono gesti di profonda umanità che donano conforto e dignità a chi li riceve, aggiungendo qualità e contenuto agli ultimi giorni.
Volontari come Emanuela Maggioni, che da due anni opera in hospice, sono un punto di riferimento fondamentale per chi sta attraversando una fase tanto complessa e delicata. Grazie a un volantino trovato tra le pagine di un libro, Emanuela ha saputo che LILT stava cercando volontari in hospice e si è candidata.

Cosa significa essere volontaria in hospice
“Quando si è in un letto d’ospedale ci si trasforma spesso in un numero di camera e ci si sente soli e indifesi- ci racconta Emanuela-. Il malato ha bisogno di sentirsi una persona, con la sua dignità e la sua personalità. I pazienti ci fanno partecipi della loro vita, anche di cose molto intime. Noi non siamo il parente preoccupato, triste, arrabbiato, ma amici che ascoltano, a volte, presenti solo per tener loro la mano. Sono i pazienti i protagonisti di un momento unico della loro vita, tu sei lo spettatore attento, coinvolto e amorevole”.
A compiere questo atto di amore, oltre a Emanuela, sono già 40 volontari LILT, presenti in 6 hospice nelle province di Milano e Monza Brianza, solo una parte dei 600 attivi nella missione dell’associazione.
Gli hospice sono pensati per essere luoghi accoglienti e familiari in cui malati e caregiver trascorrano gli ultimi giorni con serenità. Qui i volontari offrono ascolto e compagnia sia ai pazienti che ai loro famigliari e partecipano attivamente alle attività della struttura, organizzando momenti di intrattenimento, come spettacoli musicali, ma anche festeggiando compleanni e matrimoni degli assistiti. Perché la filosofia delle cure palliative insegna che la vita va vissuta con pienezza fino in fondo.
“Entrare in hospice è aprire il cuore e la mente, è lasciarsi andare alle emozioni senza farsi travolgere; arrivi con un peso ed esci carica di riconoscenza. Ogni persona è unica e diversa in funzione della sua condizione del momento- aggiunge Emanuela-. Il volontario deve esserne consapevole e pronto a rimettersi in sintonia con lui. In questi due anni di esperienza sono giunta alla conclusione che quello che faccio non è solo mettere il mio tempo a disposizione di persone che soffrono, ma è anche, di riflesso, una sorta di “terapia” per la mia anima e un arricchimento del mio essere”.
Vuoi diventare volontario in hospice? Ecco i requisiti
I volontari che operano negli hospice hanno un’età compresa tra i 18 e i 70 anni. Data la delicatezza del compito, i candidati vengono preparati attraverso la Scuola di Formazione e Qualificazione del Volontariato in Oncologia di LILT, la prima di questo genere in Italia, per assicurare un volontariato non solo caritatevole, ma anche professionale. L’impegno richiesto è a partire da mezza giornata alla settimana, in modo continuativo, per costruire una relazione di fiducia con i pazienti e le loro famiglie.
Non solo hospice, servono volontari in tutte le attività LILT
Oltre all’attività negli hospice, offriamo opportunità di volontariato anche in altri ambiti legati alla lotta contro i tumori, come ad esempio l’accompagnamento dei pazienti alle terapie o l’accoglienza nelle strutture ospedaliere. Qualsiasi sia il tempo che può essere dedicato, per noi il volontariato è motivazione, passione e competenza.
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