Il 31 maggio, occasione della Giornata Mondiale Senza Tabacco, si avvicina e quale occasione migliore per rinnovare il nostro impegno nella lotta al tabagismo? Perché smettere di fumare, lo dicono i numeri, allontana il rischio di sviluppare neoplasie. Inoltre, è una scelta positiva per sé stessi e per gli altri, visto che anche il fumo passivo è dannoso. Abbiamo chiesto a Ivana (pseudonimo), ex fumatrice e destinataria dei nostri percorsi di disassuefazione, quali sono le difficoltà più grandi quando si vuole smettere di fumare e come cambia la vita una volta superate.
Disassuefazione: difficile da pronunciare, ancor di più da mettere in pratica
Devo essere sincera: è stato molto difficile trovare il percorso giusto per smettere di fumare. Prima di arrivare a LILT ho cercato per anni dei centri antifumo a Milano ma senza successo. Poi, un giorno, grazie all’assicurazione dell’azienda in cui lavoro, sono stata messa in contatto con LILT. Gli operatori sono stati gentilissimi, mi hanno mandato un mail nella quale veniva spiegato il programma e un questionario da compilare prima del ciclo di incontri. Non ho risposto subito, a dire il vero ho aspettato un mesetto prima di contattare LILT. Ma poi mi sono decisa.
Desidero smettere di fumare da sempre, già da quando, diciassette anni fa, ho conosciuto il mio compagno dell’epoca. Lui non fumava e io mi vergognavo terribilmente di questa mia abitudine: lo facevo di nascosto e mi lavavo spesso i denti per paura di avere un cattivo odore. Poi, quando abbiamo deciso di avere un figlio, mia madre è venuta a mancare. Aveva un tumore al pancreas ed era una fumatrice. E’ lì che ho deciso di smettere per la prima volta.
Quando sono rientrata a lavoro però è stato facile cadere nuovamente in questo circolo vizioso. Il lavoro non mi piaceva, vivevo situazioni di stress e disagio e ogni occasione era buona per fumare. Prima di entrare, durante le pause, una volta uscita: la mia priorità era avere un sigaretta. Il fumo mi causava anche forti mal di testa, ansia e dolori cervicali. Mi sono così messa in malattia, intenzionata a risolvere i miei problemi.
L’importanza di affidarsi a un esperto
La svolta è arrivata quando, a ottobre dell’anno scorso, ho iniziato il programma di disassuefazione dal fumo con LILT. Mi sono trovata molto bene con la psicologa, ci vedevamo settimanalmente e fin da subito mi ha invitata a tenere un diario del fumatore, una piccola agenda sulla quale annotare tutto quello che mi veniva in mente. Questa attività mi ha ricordato le cose che mi facevano stare bene. Ho imparato a ritagliarmi dei momenti per me stessa, come una camminata al parco o una lunga doccia calda, per tornare a prendermi cura di me.
Mi sono resa conto che quello che mi mancava era il supporto di un’esperta con cui parlare del mio disagio: quando si smette di fumare le difficoltà più grandi sono quelle psicologiche. Personalmente, in questi anni ho sentito spesso la mancanza di qualcuno che mi stesse vicino e, a volte, ero io stessa ad allontanare gli altri, proprio perché mi vergognavo della mia dipendenza. Ora mi sto pian piano riappropriando di quello di cui mi ero privata. Da sette mesi a questa parte la mia vita è cambiata, i dolori fisici si sono affievoliti e non soffro più di attacchi di panico. Ma soprattutto ho più fiducia in me stessa, davanti alle difficoltà mi ricordo che se sono riuscita a smettere di fumare posso fare qualsiasi cosa. Mi sento più felice e serena. E mio figlio mi ringrazia per aver smesso: questa è la soddisfazione più grande.