“Ci sentiamo fortunati e vogliamo aiutare chi lo è meno di noi, come i malati oncologici in difficoltà. Abbiamo scelto LILT per il nostro lascito solidale perché è una realtà solida e duratura”
Dopo la scomparsa dei genitori, Piera, Franco e Maria Grazia sono rimasti a vivere nella proprietà dove erano cresciuti. Piera li ha salutati per prima e le sue ultime parole sono state per la casa, costruita con sacrificio da mamma e papà. “Non lasciatela vuota, le case devono essere vive” è il messaggio lasciato ai fratelli e da loro condiviso in pieno.
Ma come riempirla? Ed è qui che entra in gioco LILT.
L’ispirazione arriva da Franco che, una volta in pensione, si dedica per oltre vent’anni al volontariato. Abituato a viaggiare per lavoro, non gli pesa guidare e si propone alla delegazione LILT di Legnano per il servizio di accompagnamento alle terapie.
“Legnano, Como, Milano. Ho accompagnato centinaia di pazienti a curarsi in diversi ospedali del territorio e sono felice di averlo fatto – racconta Franco -. Mi sono fermato perché ho raggiunto i limiti di età, altrimenti sarei ancora al volante. Ho creato un legame così forte con i malati che alcuni mi volevano al loro fianco anche durante le visite mediche”.
In particolare, c’è una paziente che non riesce proprio a dimenticare: una signora comasca malata di tumore al peritoneo. Franco l’aveva accompagnata in ospedale una sola volta, a malattia avanzata, ed era rimasto sorpreso che gli avesse chiesto una sosta in tabaccheria per giocare una schedina. Dopo quel viaggio ricevette una telefonata commovente. “La donna era già ricoverata all’hospice e mi invitò al ristorante per un pranzo di addio con le persone che le erano state vicine nella sua vita. Non lo dimenticherò mai”.
Ogni sera, al ritorno dai suoi accompagnamenti, Franco raccontava la sua giornata a Maria Grazia e riviveva con lei le esperienze dei malati. “Non li conoscevo ma ascoltavo ogni parola – ricorda lei -. Mio fratello non mi parlava delle patologie ma delle persone, dei loro interessi, progetti, sogni. Mi sono sentita vicina a tutti loro. Abbiamo dato e ricevuto tanto”.
Nasce da qui il progetto dei due fratelli. Docente di matematica lei, ingegnere lui, hanno le idee chiare sul futuro che desiderano per la proprietà. “L’abbiamo goduta – spiega Maria Grazia -, ma è nostra grazie ai sacrifici dei nostri genitori. E vogliamo evitare che sia monetizzata, come capita alla maggior parte degli immobili ereditati”.
Franco e Maria Grazia hanno costruito una seconda casa più piccola a fianco alla loro e ora vivono lì. E hanno messo l’abitazione dei genitori a disposizione di una cooperativa che ospita giovani donne in condizioni di disagio.
“Non abbiamo avuto figli ma desideriamo comunque avere una continuità aiutando altre persone – continua Maria Grazia -. LILT è un’associazione seria e duratura, con una organizzazione solida. Per questo abbiamo deciso di destinare all’associazione la dimora dove oggi abitiamo con un lascito testamentario. Confidiamo che possa diventare una nuova Casa del cuore per l’accoglienza dei malati in terapia e dei loro famigliari. È vicina a diversi ospedali e ben servita dalla rete stradale”.
“Non ci sentiamo ‘bravi’ per la nostra scelta – aggiunge Franco -. Ci sentiamo fortunati e vogliamo dare una mano a chi è lo è un po’ meno, come un malato oncologico in difficoltà. Ci piace pensare che, se avessimo bisogno, qualcuno sarebbe pronto a fare lo stesso per noi”.