Location: Liceo classico Giuseppe Parini, Milano
“Da poco maggiorenne, Alessandro è la prova che la battaglia contro il tumore non ha vincoli di età. Dopo un’esperienza estiva come giovane volontario, l’anno scorso ha aperto una raccolta fondi online per LILT e ha invitato proprio tutti a sostenere la prevenzione oncologica: parenti, amici, compagni di scuola e di palestra e persino il preside del suo liceo. Ora si prende una pausa, ma per un anno soltanto: ha la maturità!”
Alessandro Righi ha 18 anni ed è già stato volontario LILT due volte. Frequenta l’ultimo anno del Liceo classico Parini a Milano dove consegue ottimi voti e nel tempo libero si allena a crossfit.
Ha scelto di partecipare alla lotta contro i tumori raccogliendo fondi per chi le visite di diagnosi precoce non se le può permettere. La sua arma di prevenzione è lo sport, meglio ancora se con i guantoni.
Così giovane ma già così coinvolto. Cosa ti ha spinto a diventare volontario LILT?
Ho conosciuto LILT perché nel 2019 mia nonna è venuta a mancare per colpa di un tumore ai polmoni e mia madre era diventata volontaria oncologica. In seguito ha coinvolto anche me. Il volontariato non è un passatempo solo per pensionati. Al Progetto Giovani ho conosciuto persone incredibili, che facevano del bene per gli altri e ho fatto amicizia coi giovani che partecipavano al progetto con me. Mi sono sentito a mio agio nelle attività di accoglienza. Percepivo il valore di un sorriso, di una stretta di mano di una buona parola. Non sono mai stato lasciato solo.
Conclusa l’esperienza estiva, sei tornato a scuola ma non hai perso i contatti con LILT. Come è proseguita la collaborazione?
La seconda occasione è arrivata nel 2020, quando mi è stato proposto di diventare un personal fundraiser. A causa del Covid-19 non era più possibile frequentare l’Istituto, per cui ho detto subito sì. Ho avviato la campagna di Crowdfunding superando l’obiettivo prefissato. Dopo la mia famiglia ho subito contattato la mia palestra. Faccio crossfit e solo nelle prime due ore ho raccolto 200 euro. Poi sono passato a chiedere donazioni a scuola, dal Preside ai professori. Ho presentato il progetto anche in classe: ho parlato di quanto fosse importante. Ci sono persone che non hanno l’opportunità di effettuare visite e screening per individuare per tempo la malattia.
Perché diventare Personal Fundraiser?
Aprire una raccolta fondi è un modo smart per aiutare chi non può permettersi la diagnosi precoce e lo può fare anche chi non ha tanto tempo. È stato un percorso incredibilmente formativo dove ho acquisito soft skill importanti per la mia vita e il mio futuro lavoro. Ho imparato a relazionarmi con le persone, a sviluppare l’autocontrollo e a mettere la faccia per raggiungere obiettivi importanti. In tutto il percorso sono stato assistito dal personale di LILT, sempre attento e disponibile. Sono rimasto colpito dall’organizzazione capace ed efficiente che mi ha permesso di sentirmi bene e gratificato per avere creato qualcosa di utile.
Join the Fight: la mostra
Donne ma anche uomini simbolicamente armati di guantoni rosa. Fighter che lottano al nostro fianco contro il tumore in modi diversi. 16 storie di determinazione non comune, unite da un unico filo conduttore: la volontà di non arrendersi mai. A firmare gli scatti è Giovanni Diffidenti, fotogiornalista di prestigio internazionale. I pannelli saranno esposti dal 19 al 31 ottobre in via Montenapoleone.