Nel paese del sole aumenta la carenza di vitamina D a causa di sedentarietà e smart working. Eppure uno studio recente rivela che basta esporsi ai raggi per 15 minuti tre volta alla settimana per godere dei benefici di una sostanza per rinforza ossa, muscolature e sistema immunitario
Fa bene alle ossa, potenzia la muscolatura, è un aiuto per mantenere attivo il sistema immunitario. Sono decisamente molte le virtù della vitamina D. Eppure, in Italia siamo messi male: tra gli over 60, la categoria che ne ha più bisogno, i livelli di questa sostanza sono ottimali in soli due casi su dieci. Un paradosso considerato che la materia prima nel nostro Paese non manca. Sono i raggi solari infatti che attivano la vitamina D e la rendono disponibile nell’organismo.
La colpa di questa carenza è di uno stile di vita sempre più casalingo, e quindi con scarsa esposizione alla luce solare. Una situazione, questa, che si è accentuata parecchio durante la pandemia e alla quale si aggiunge l’aumento di peso, altro fattore che si è aggravato durante lo smart working. Ed è stato dimostrato che il grasso corporeo impedisce il giusto assorbimento della vitamina D.
Come esporsi al sole
Sì allora ad esporsi al sole tutti i giorni. Anzi, secondo uno studio pubblicato su Journal of investigative dermatology potrebbero essere sufficienti 15 minuti 3 volte a settimana, nei mesi estivi, ad assicurare livelli di vitamina D nel sangue superiori a 20ng/mL.
Per aiutare il corpo ad “attingere” luce solare, è sufficiente scoprire le braccia: vanno bene le prime ore della mattina, prima che il sole diventi dannoso, anche perché in quel quarto d’ora non bisogna utilizzare la crema solare.
Quando serve l’integratore
Per chi vuole sapere se è necessario aiutare il corpo con una terapia a base di vitamina D, è necessario parlarne con il medico e valutarne la concentrazione nel sangue. No invece al fai-da-te perché alla lunga si potrebbe correre il rischio di incorrere in uno stato di ipervitaminosi con nausea, perdita di appetito, astenia, cioè stanchezza esagerata, che per fortuna si risolvono bene sospendendo la cura.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.