Vaiolo delle scimmie: è emergenza?
Il bollettino del 2 settembre scorso a cura del sistema di sorveglianza del ministero della Salute con Regioni e Province autonome, indicava 773 casi di vaiolo delle scimmie confermati in Italia, 13 casi in più rispetto alla rilevazione precedente del 30 agosto. Casi in aumento, dunque, che inevitabilmente fanno tornare la memoria indietro nel tempo, alle prime segnalazioni di Covid 19 di febbraio 2020. Ma gli esperti frenano il panico: in questo caso, non bisogna allarmarsi, ma comunque mantenere alta l’attenzione e rivolgersi subito al medico in caso di disturbi. Per fare chiarezza, abbiamo quindi preparato insieme a Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI, Associazione Microbiologi Clinici Italia, un breve vademecum con le cinque informazioni importanti.
Come si trasmette
Non è un caso se il vaiolo delle scimmie è stato aggiunto alla lista delle malattie sessualmente trasmissibili. Si trasmette infatti per contatto con cute infetta e i fluidi corporei e attraverso esposizione prolungata ad aerosol respiratorio, o contatto con oggetti o biancheria contaminati.
All’erta in caso di sintomi
Vescicole e pustole rappresentano il segnale più tipico di contagio. A essere più frequentemente interessate sono le aree ano-genitali, il tronco, le braccia e le gambe, il viso, i palmi delle mani e le piante dei piedi. Altri sintomi possono essere mal di testa, febbre, brividi, mal di gola, malessere, mal di schiena, linfoadenopatia.
Cosa fare se c’è il sospetto
Il primo passo è quello di avvisare subito il proprio medico e procedere con l’isolamento volontario. Per avere la conferma è necessario sottoporsi a un test ad hoc e in caso di positività, vanno avvisate le persone con le quali i contatti sono stati stretti nei 21 giorni precedenti all’inizio dei sintomi, affinché eseguano il test.
Le terapie
Bisogna rimanere in isolamento fino a quando le vescicole si trasformano in croste e cadono, segno che non si è più infetti. La cura primaria è il riposo, ed eventualmente antifebbrili in caso di febbre elevata e prodotti che leniscono il prurito come quelli che si utilizzano per i bambini. Gli antivirali e il ricovero in ospedale sono riservati ai casi più gravi, che sono comunque piuttosto rari.
La vaccinazione
Il vaccino antivaioloso che è stato effettuato a tutti fino agli inizi degli anni ’80 ha dimostrato di garantire un livello di protezione pari all’85% contro il vaiolo delle scimmie, come hanno dichiarato gli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Da poco inoltre è disponibile anche in Italia un nuovo vaccino, consigliato agli under 40, perché è la fascia che non è più protetta dalla vaccinazione antivaiolosa tradizionale, con comportamenti sessuali a rischio. La vaccinazione comprende due dosi, a distanza di 21 giorni una dall’altra.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.