Il movimento viene finalmente riconosciuto come strumento di prevenzione e di terapia. Lo dice un disegno di legge che sta completando l’iter di approvazione e che si preannuncia rivoluzionario anche in ambito oncologico. Perché, come conferma l’oncologo Filippo De Braud, l’attività fisica riduce fino al 20% il rischio di sviluppare un tumore.
Facciamo un passo indietro, e torniamo al 6 aprile scorso, alla Giornata Mondiale dell’Attività Fisica. Proprio in quella occasione, l’International Society of Physical Activity and Health (ISPAH), ha invitato le singole Nazioni a includere l’attività fisica nelle politiche nazionali, regionali e locali. E in Italia l’invito è stato accolto. Il 31 luglio scorso è stato sottoscritto da tutti i partiti in X Commissione (Affari sociali, sanità, lavoro pubblico e privato, previdenza sociale) del Senato il Ddl 287 a firma della Sen. Daniela Sbrollini su “Disposizioni recanti interventi finalizzati all’introduzione dell’esercizio fisico come strumento di prevenzione e terapia all’interno del Servizio sanitario nazionale”.
Esercizio fisico come un farmaco
Il Disegno di legge, che è al centro di un’importante battaglia per promuovere il ruolo dell’attività fisica come volano per la salute, ha come obiettivo quello di rendere l’esercizio fisico prescrivibile proprio come un farmaco da parte del medico di medicina generale, pediatra di libera scelta e specialisti, per incentivarlo come strumento di prevenzione e di cura. Ora, con la sottoscrizione del Ddl da parte di tutti i partiti, si avvia un iter legislativo che nel suo ambito potrebbe essere veramente rivoluzionario.
Non perdere tempo
I benefici del movimento
Già, perché il movimento fa bene al corpo e alla mente, è una piacevole modalità di prevenzione per tutti e a tutte le età perché non è mai tardi per iniziare, e aiuta anche a socializzare e a intrecciare nuove amicizie. I benefici sono innegabili, tanto da essere stati messi nero su bianco in un rapporto congiunto dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, e dell’OCSE, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico. Con un aumento dell’attività fisica a 150 minuti a settimana, si eviterebbero in Europa 11,5 milioni di nuovi casi di malattie non trasmissibili entro il 2050, tra cui 3,8 milioni di casi di malattie cardiovascolari, 1 milione di casi di diabete di tipo 2 e oltre 400.000 casi di diversi tumori.
La conferma dell’esperto
«I lavori scientifici hanno dimostrato che c’è sempre una riduzione del rischio relativo di cancro di circa il 20% in tutte le persone che fanno un’attività fisica», interviene Filippo de Braud, direttore dell’Oncologia medica dell’Istituto Nazionale dei Tumori e anche docente di oncologia all’Università degli Studi di Milano. «La scelta più corretta è di praticare un’attività in equilibrio con sé stessi, con le proprie capacità. I ricercatori stanno discutendo se sono sufficienti 30 minuti al giorno, quindi circa 150 minuti alla settimana, o se addirittura non si debba fare di più, circa un’ora al giorno, quindi 300 minuti alla settimana, ma sostanzialmente il concetto è sempre il solito: equilibrio, regolarità e costanza. In questo modo si ottiene la riduzione dello stato infiammatorio sistemico, che, ormai è noto, è alla base dei processi di sviluppo dei tumori, oltre che della maggior parte delle altre malattie e dei processi che possono peggiorare la capacità di guarigione da un tumore».
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.