Amato, oppure odiato. Non ci sono mezze misure quando si tratta del latte vaccino. Eppure, non ci sono studi scientifici che in questi anni ne abbiano provato né grandi benefici, né importanti rischi.
«Il latte vaccino è un alimento, esattamente come tutti gli altri», afferma Francesco Visioli, Docente di Nutrizione Umana, Dipartimento di Medicina Molecolare, Università degli Studi di Padova. «Non esiste il superalimento e neppure il cibo che fa male, tranne ovviamente in caso di disturbi particolari. Tutti vanno bene, latte vaccino compreso, a patto di consumarli nelle giuste dosi, perché è l’eccesso che fa male».
I pro e i contro di cui però non si hanno prove
Una delle accuse che viene rivolta al latte vaccino è di incrementare lo stato di infiammazione sistemica, cioè a tutto l’organismo. Questo effetto è stato già dimostrato per gli zuccheri, per i grassi animali, per i cereali raffinati, ma non esiste al momento nessuna prova scientifica per quanto riguarda il latte vaccino.
«Al contrario, sembrerebbe esercitare un effetto protettivo per quanto riguarda la prevenzione del tumore del colon», aggiunge Visioli. «Ma si tratta comunque di un dato da verificare con ulteriori studi».
Sembra anche avere un ruolo positivo contro la sindrome metabolica, cioè il mix di ipercolesterolemia, diabete e obesità. «Statisticamente, sembrerebbe esserci tra chi consuma il latte vaccino un valore più basso di ipercolesterolemia e meno obesità, ma anche qui, ci vogliono altre ricerche. È vero comunque che il latte è un alimento completo, tanto che ne basta una tazza per saziare e questo potrebbe contribuire di conseguenza, a essere d’aiuto nell’ambito di un regime dimagrante».
Quanto berne al giorno
Ma quanto latte vaccino di può bere al giorno? Per garantirsi l’approvvigionamento di sali minerali, vitamine, grassi e proteine, le linee guida internazionali, consigliano 3 porzioni al giorno di latte oppure di yogurt: una porzione equivale a un bicchiere di latte oppure a un vasetto per lo yogurt.
E per chi è intollerante?
Attenzione però, è vietato da chi ha un’intolleranza al lattosio, causata dalla carenza dell’enzima lattasi. «In questo caso è sufficiente scegliere il latte delattosato, cioè privo di questa sostanza», dice Visioli. «E’ invece da eliminare o limitare da chi soffre di morbo di Crohn, una malattia infiammatoria intestinale. In questo caso, si nota fin da subito un miglioramento di disturbi quai diarrea, dolore addominale, gonfiore».
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.