Gli studi confermano che le donne hanno un’atteggiamento supportivo e accogliente e una maggiore propensione a esprimere emozioni e a verbalizzarle. E non è tutto. Lo psichiatra Claudio Mencacci ci spiega perché le donne sono attivatrici preziose della cultura della salute nel rapporto di coppia e in famiglia.
Si sottopongono a controlli per la prevenzione del tumore al seno, dei problemi ginecologici, ma anche a check della salute in generale, della vista. E quando fanno la spesa, hanno un occhio di riguardo per tutta la famiglia, acquistando e cucinando cibi sani. Le donne sono così e con il loro atteggiamento consapevole, oggi sono attivatrici per l’uomo, nella prevenzione e nella vita quotidiana. Il risultato? Una maggiore condivisione di tutto, sia dal punto di vista sanitario, sia sociale e di famiglia.
La donna da sempre ha un ruolo trainante e c’è una ragione. «Le donne hanno i due emisferi cerebrali che comunicano costantemente tra di loro, in una modalità sinergica», sottolinea Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia. «Questo fa sì che siano più attente, propositive, empatiche. Ed è nel loro animo la condivisione, la creazione di reti. Tutte caratteristiche, queste, che si ripercuotono positivamente in ambito famigliare».
Cosa dicono gli studi
A dimostrarlo sono anche diversi studi. Le donne infatti hanno una maggiore propensione ad esprimere emozioni e a verbalizzarle, cioè ad esprimere anche con vocaboli complessi, ciò che provano e a comprendere meglio gli stati emotivi altrui. «Il ruolo della donna sta cambiando e queste sue peculiarità incrementano il senso della condivisione», continua il professor Mencacci.
«Ma c’è ancora molto da fare e lo vediamo nella realtà quotidiana – prosegue lo psichiatra -. La donna si fa carico della continuità delle cure in caso di problemi di salute, è sensibile alle campagne di prevenzione e in questo suo senso del valore del benessere coinvolge tutta la famiglia, ma dall’altra, tende in certi momenti a mettere sé stessa in secondo piano». Questo aspetto porta alla creazione di false percezioni legate alla medicina di genere e la dimostrazione sono le campagne di sensibilizzazione sulle malattie cardiovascolari, tutt’ora concentrate quasi esclusivamente sulla figura maschile. «Vanno formulate diversamente le modalità di proporre la prevenzione», sottolinea l’esperto. «Ci sono approcci ai quali è culturalmente costretta la donna, e che oggi non hanno più alcun senso, anche perché vanno a scapito della salute femminile».
I rischi per la donna
Gli studi confermano anche l’atteggiamento supportivo e accogliente delle donne. Un pregio, questo, che può però trasformarsi in un’arma a doppio taglio. «Non scordiamoci mai che tuttora il caregiver è quasi sempre una figura femminile», aggiunge il prof. Mencacci. «I dati ci dicono che ha mediamente un’età tra i 45 e i 64 anni e che in circa 6 casi su dieci ha dovuto abbandonare il lavoro per seguire il familiare. Questo comporta una situazione di minore autonomia e contrattualità nei confronti della famiglia e trascina la donna in una condizione di solitudine, di rapporti conflittuali con il compagno di vita, uno scarso supporto amicale».
Uno stato di complessità che si ripercuote sulla salute della donna, con un aumento nel corpo di interleuchine, sostanze che, quando presenti, indicano condizioni infiammatorie sistemiche. «Anche questo è un ambito che richiede un grande sforzo da parte di tutti, al fine di produrre delle modalità diverse sul piano della parità di genere», conclude il professor Mencacci. «E far sì, ad esempio, che anche in una situazione di caregiver ci sia una distribuzione più equa dei carichi, che non devono più gravare solo sulla figura femminile».
La prevenzione si fa in due
Dal 26 al 28 ottobre nei Giardini Montanelli di Milano LILT e Novartis promuovono la prevenzione in coppia: visita urologica per lui, voucher per una visita al seno in omaggio per l’accompagnatrice. Un’iniziativa che si inserisce tra il mese rosa e quello azzurro per sensibilizzare tutti a prendersi cura della propria salute.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.