Gravidanza dopo il tumore al seno: la ricerca dice sì

3 min lettura Salute e Benessere A cura di Cinzia Testa Ultimo aggiornamento:
Gravidanza dopo il tumore al seno: la ricerca dice sì

Le risposte di Rossana Berardi su preoccupazioni e rischi legati ad una gravidanza dopo un tumore mammario. La svolta delle ricerche recenti su maternità e allattamento.

Un figlio dopo un tumore al seno? La risposta oggi è sì e lo stanno dimostrano i lavori scientifici internazionali. Ed è una bella notizia. Perché chi ha avuto un cancro deve avere i diritti, i bisogni e le possibilità delle donne che non hanno mai avuto il cancro. E quindi, deve riprendere il filo dei progetti temporaneamente interrotti a causa della malattia oncologica, compreso il desiderio di maternità, se fa parte dei suoi progetti.

Ma cosa dicono gli studi? Ne abbiamo parlato con Rossana Berardi, ordinario di Oncologia all’Università Politecnica delle Marche, Direttrice Clinica Oncologica AOU delle Marche e Presidente Women for Oncology Italia. 

Professoressa Berardi, la fertilità è un tema importante per le donne giovani. Che cosa risponde quando le fanno domande al riguardo, dopo la diagnosi? 

Spesso mi chiedono se potranno ancora avere dei figli dopo la malattia ed è una preoccupazione del tutto normale. Per questo, anche se al momento non hanno una situazione sentimentale stabile, alle donne in età fertile suggerisco un colloquio con un ginecologo esperto in fertilità per valutare la crioconservazione degli ovociti prima di intraprendere il percorso di cure oncologiche: sia la chemio, sia la radioterapia possono, infatti, causare una riduzione della qualità e quantità degli ovuli. Se quindi al termine delle terapie la donna desidera una gravidanza e non è possibile per vie naturali, può ricorrere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita, senza timori per la propria salute.  

 

Che cosa dicono gli studi sulla possibilità di avere una gravidanza? 

Uno in particolare ha rappresentato la svolta ed è lo studio POSITIVE che è stato pubblicato su un’importante rivista scientifica, il New England Journal of Medicine ed è stato presentato a dicembre 2023 al San Antonio Breast Cancer Symposium, il congresso statunitense interamente dedicato al tumore al seno. Oggi, grazie ai risultati di questo studio, una donna con un tumore al seno ormono-responsivo con desiderio di maternità, potrà sospendere temporaneamente la terapia ormonale per due anni in modo da permettere la gravidanza, per poi riprendere il trattamento ormonale senza un rischio aumentato di recidiva. Lo studio è stato condotto su oltre 500 donne con età inferiore a 42 anni, con tumore al seno in stadio iniziale positivo per i recettori ormonali e nei 41 mesi di osservazione successivi alla sospensione del trattamento ormonale, la percentuale di eventi correlati al tumore della mammella è stata meno del 9%, sovrapponibile a quella di chi non ha effettuato sospensioni. Per quanto riguarda invece le gravidanze, sono state portate a termine con successo nel 64% dei casi.  

Allattamento, sì oppure no? 

Decisamente sì e lo provano due ricerche presentate all’ultimo Congresso oncologico europeo ESMO. Entrambe hanno sciolto ogni timore relativo all’allattamento quale fattore di rischio di recidiva, oppure di sviluppo di un nuovo cancro.  La prima delle due ricerche ha coinvolto donne con mutazioni dei geni BRCA e tra chi ha scelto l’allattamento al seno, non sono state registrate differenze significative rispetto a chi non ha allattato. Ai medesimi risultati è arrivato l’altro studio, che è il POSITIVE di cui sopra. Qui, le donne avevano avuto un tumore ormono-responsivo e tra chi ha scelto l’allattamento al seno, non sono emerse criticità.   

Cinzia Testa

Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.