Susanna ha 54 anni e quando le hanno parlato della possibilità di controlli gratuiti di prevenzione senologica e ginecologia non ha avuto alcun dubbio. Anzi, si è impegnata per coinvolgere anche le altre detenute. Nel contesto della casa di reclusione aveva il timore di non poter più fare i controlli regolari di prevenzione a cui era abituata. “E invece ho persino avuto la possibilità di fare più check up in una volta sola. Questa opportunità è unica e molto importante”.
Alessandra e Barbara
Come Susanna, anche Alessandra ha partecipato sia ai seminari che alle visite. “Quando mi hanno proposto questo percorso di seminari, visite ed esami ero un po’ titubante. Sono giovane e non penso mai alla prevenzione. Sono certa che se fossi stata fuori da qui non avrei fatto i controlli periodici. Ma in carcere ho imparato a guardare meglio a me stessa e fare check up fa parte di questo percorso. All’inizio non è stato così. Poi ho compreso che sono come una pianta piccola che può crescere ancora tanto. Riprendere in mano la mia vita significa anche occuparmi della mia salute”. Barbara di anni ne ha 46 e il suo impegno per invitare le altre compagne ad aderire ai check up è stato rivolto anche alle donne straniere, meno abituate ai controlli periodici. “Soprattutto tra le donne straniere all’inizio c’è stato un po’ di scetticismo, poi però hanno capito l’importanza di questo momento per la loro salute. Avere medici donne le ha convinte del tutto».
L’impegno che ha permesso un’alta adesione delle detenute arriva anche dal personale di Polizia penitenziaria, che ha condiviso il progetto sin dal primo momento. “Ho cercato di trasmetterlo alle detenute, che in gran parte ne hanno compreso il valore. – sottolinea Roberto Cabras, agente di Polizia penitenziaria. – Per me che sono a contatto con loro tutti i giorni è bello vedere come la cura della propria salute riattivi anche il loro desiderio di volersi bene”.