Un talk per affrontare il tema “Chi ha più paura del tumore al seno? L’esperienza della malattia nella vita di coppia”. A dialogare tra loro martedì 4 ottobre, in sala Alessi di Palazzo Marino a Milano, per l’apertura del Mese Rosa 2022 LILT Milano Monza Brianza, sono stati Marco Alloisio, presidente LILT Milano Monza Brianza, Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia e Annamaria Bernardini de Pace, avvocato. Presente anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala.
Ospite d’eccezione al talk, moderato dalla giornalista Daniela Ducoli, è stato Fabio Volo, attore, scrittore e volto della campagna LILT Join The Fight, che invita a combattere tutti insieme contro il tumore al seno. Volo ha raccontato la sua esperienza di nipote e di figlio in relazione alla diagnosi di carcinoma mammario di due persone care.
Fabio Volo: “La responsabilità ci rende davvero liberi”
«Mia nonna e mia mamma si sono ammalate di tumore al seno. I diversi periodi in cui questo è accaduto hanno fatto la differenza: entrambe sono guarite ma con effetti diversi, dettati dall’evoluzione in campo medico. Ho vissuto su di me queste esperienze, che sono maestre di vita. Bisogna smettere di pensare che il problema di un altro sia di un altro. Spesso si sente dire che se non hai responsabilità sei un uomo libero: in realtà è vero il contrario. Il concetto di responsabilità deve essere comune a tutti, anche per mostrare abilità e tempestività nel rispondere alle problematiche e ai bisogni delle persone. Solo nella capacità di dare risposte si è veramente liberi. Ed è per questo che sono lusingato di aiutare LILT a sensibilizzare sulla prevenzione e la diagnosi precoce e invitare a prendere parte agli screening. Non è mai un problema di altri: è un problema di tutti».
Alloisio: “Vogliamo arrivare al 95 per cento di sopravvivenza”
«In 30 anni la storia della patologia mammaria è cambiata, con un’evoluzione che ha portato alla soglia del 90% di guarigione di due anni fa – ha dichiarato Marco Alloisio, presidente LILT Milano Monza Brianza. – Oggi questa percentuale è purtroppo leggermente più bassa (circa l’88%), in considerazione di questi ultimi due anni in cui la pandemia da Covid ha stravolto l’accesso alla prevenzione e alla diagnosi, registrando due milioni e mezzo di screening in meno. Resto però convinto che se la modalità è quella di combattere tutti insieme, siamo destinati ad arrivare al 95% di sopravvivenza delle donne che si ammalano di tumore al seno. La nostra missione è rendere questa possibilità accessibile a tutti».
Sala: “LILT chiama alla battaglia comune contro il tumore”
«Milano è una città che mostra grandi opportunità dal punto di vista sanitario in termini di prevenzione, diagnosi e cura ma va anche oltre: rivela un forte senso civico di comunità, che si manifesta in modo evidente nel volontariato – ha sottolineato il sindaco di Milano, Giuseppe Sala -. Oggi è più che mai il momento di guardare alla sanità territoriale e a un cambiamento dei nostri stili di vita. Ogni trasformazione ha un costo comportamentale. La Lega per la lotta contro i tumori è particolarmente meritevole: con impegno, prudenza e savoir faire ci ha chiamati tutti ad essere partecipi di una battaglia comune contro i tumori».
Bernardini De Pace: “C’è chi è incapace di rimanere accanto”
«Nella mia esperienza professionale – ha raccontato l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace – ho notato che diverse donne che si rivolgono a me perché hanno subito un tradimento particolarmente doloroso e complicato, negli anni successivi a questo evento si sono ammalate. Si tratta di un dato assolutamente non scientifico, che mostra però come il venir meno della coppia produca effetti anche dal punto di vista della salute. In molti casi ho registrato invece l’incapacità degli uomini di rimanere accanto alle proprie compagne nel momento della scoperta di un tumore al seno. Questo tipo di patologia colpisce la femminilità e porta le stesse donne anche a riflettere sul rapporto di coppia che vivono. Un simile trauma genera cambiamenti: c’è anche chi decide, insoddisfatta, di cambiare vita».
Mencacci: “La coppia parli: ciò che non diciamo non esiste”
«É un dato di fatto che un trauma emotivo possa scatenare reazioni di tipo infiammatorio. Noi siamo biologia – ha sottolineato Claudio Mencacci, presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia.- Così come è evidente la maggiore difficoltà degli uomini nell’affrontare la malattia: il 21%, in situazioni di malattia oncologica del partner, scappa a differenza del 3% delle donne che si trova ad affrontare la stessa condizione.
Un dato ancora più evidente nelle coppie più giovani. Spesso gli uomini se ne vanno dopo la fase più acuta della malattia, in quella di monitoraggio di un eventuale ritorno del problema di salute». «In una coppia è fondamentale riuscire a parlarsi: ciò che non diciamo non esiste. Dopo una diagnosi di tumore, le persone hanno la necessità di mostrare le loro emozioni, anche quelle estremamente forti e qui le fragilità della coppia emergono ancora più chiaramente. Così come è altrettanto dimostrato che gli uomini sposati felicemente hanno dal 13 al 33% di probabilità in meno di morire.
«Le donne sono capaci di aiutare gli uomini più di quanto gli stessi uomini sappiano fare. Ci sono differenze culturali anche in questo. I single, ad esempio, sono più esposti ad ammalarsi del 30-40%. Dunque il ruolo della coppia è fondamentale. Noi siamo un cervello sociale: abbiamo bisogno di supportarci gli uni con gli altri. In una condizione di tumore al seno, il 20-25% delle donne se ne va perché considera il partner inadeguato ad affrontare questa sfida. Anche dal punto di vista della vita sessuale della coppia, inevitabilmente toccata dalla malattia, è necessario parlarsi per non perdere quell’intimità che può essere d’aiuto».
Nicora: “Gli screening devono diventare un dovere civico”
All’Opening è intervenuto in qualità di ospite anche Carlo Nicora, Direttore generale dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano: «Ogni anno 9mila donne lombarde di ammalano di tumore al seno che, se scoperto subito, può mostrare ben oltre il 90% della possibilità di guarigione. Il Covid e ciò che ne è conseguito ha costretto al ribasso queste percentuali. Ma c’è anche un altro dato significativo: solo il 65% delle donne che ricevono la lettera di screening mammario vi aderisce poi effettivamente. Questo significa che è necessario continuare a parlare con insistenza dell’importanza di effettuare controlli periodici e la LILT in questo ha un ruolo fondamentale. Circa il 7% delle donne arriva da noi con un tumore metastatico e questo nel 2022 è una sconfitta per tutti. Gli screening sono un diritto: devono diventare un dovere civico. Solo così si può sconfiggere la malattia».