Numerosi studi hanno dimostrato il ruolo protettivo dell’allattamento nei confronti del rischio di sviluppare il tumore al seno. Tanto che il Fondo Mondiale per la Ricerca sul Cancro (WCRF) lo ha inserito tra le dieci raccomandazioni per stare lontani dalle patologie tumorali. Questo non significa azzerare le probabilità di comparsa di una neoplasia alla mammella, ma consente di ridurle molto. Ciò che è importante evidenziare è che durante l’allattamento il seno subisce naturalmente delle modifiche.
Come continuare a prendersi cura del proprio seno in un momento così delicato? Si possono fare tutti i controlli di routine? Lo abbiamo chiesto a Gianfranco Scaperrotta, responsabile di radiologia senologica all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Direttore Sanitario di LILT.
Gravidanza e allattamento: cosa succede al seno?
Durante gli ultimi tre mesi di gravidanza e nei primi sei mesi di allattamento la visita senologica perde il suo significato in termini di diagnosi precoce perché la mammella, per ovvie ragioni, si modifica strutturalmente per il fisiologico aumento di consistenza a seguito di un’aumentata componente liquido-congestizia.
Ne deriva che la capacità percettiva del senologo è fortemente limitata ed è quindi impossibilitato ad avere un adeguata sensibilità nel percepire con la palpazione eventuali piccole lesioni tumorali; gli esami strumentali, quali mammografia ed ecografia sono molto difficoltosi e anch’essi ridotti in termini di sensibilità e specificità, con una ridotta accuratezza nella capacità di vedere piccole lesioni tumorali.
Importante è ricordare che la gestazione e l’allattamento interessano, mediamente, donne giovani under 40 anni, quindi poco esposte alla problematica oncologica in termini di incidenza di malattia.
Vale per tutte le donne in allattamento?
Ovviamente questo discorso non vale in presenza di una sintomatologia clinica, vera o presunta che sia, che faccia sospettare la presenza di una problematica, non solo oncologica, ma anche infettiva o traumatica (ad esempio noduli mammari, flogosi locali, mastiti, ingorghi, galattoceli, ecc).
In questi casi trova forte indicazione la visita clinica da parte del senologo che poi, in caso di necessità e confrontandosi con il collega radiologo, suggerirà gli eventuali accertamenti strumentali di necessità o le adeguate terapie.
Rimandare la visita
Pertanto, a fronte di queste considerazioni, LILT non effettua visite senologiche di prevenzione in donne nel terzo trimestre di gravidanza o nei primi sei mesi di allattamento ma è invece estremamente presente in caso di riferita sintomatologia senologica da parte della donna, in un adeguato percorso riservato e ben strutturato, nel rispetto dell’ integrità psico-fisica della neo-mamma.
Gli esami di prevenzione vengono momentaneamente sospesi e ripresi nel momento in cui la mammella torna al suo stato di normalità strutturale. Questo non significa smettere con la prevenzione: l’autopalpazione e l’osservazione del proprio seno sono sempre consigliate.