Malnutrizione: è questa la grande spada di Damocle che minaccia i pazienti oncologici. Per dare un’idea, con una perdita del 5% del peso corporeo e del 3% della massa muscolare, è più alta la probabilità di sviluppare tossicità e dover sospendere prima del tempo la chemioterapia. Per questo oggi sempre di più l’aspetto nutrizionale viene valutato prima di iniziare le terapie, utilizzando tre parametri: il peso corporeo, la proporzione massa magra e massa grassa e il peso corporeo alla diagnosi. Questi sono i tre valori da tenere come punto di riferimento e valutare man mano nel corso delle terapie, in modo da intervenire tempestivamente se necessario.
Insieme a Riccardo Caccialanza, direttore della Nutrizione clinica dell’Ospedale San Matteo di Pavia cerchiamo di capire le regole alimentari per ciascun tipo di paziente oncologico.
Quando è sufficiente l’alimentazione
Il caso dei tumori al colon, al seno e alla prostata
Non tutti arrivano alla chemioterapia sottopeso. Al contrario, chi ha un tumore al colon in fase iniziale, oppure al seno o ancora, alla prostata, ha spesso problemi di sovrappeso. «Bisogna contenere il peso mantenendo un buon tono muscolare, perché anche l’eccesso adiposo può essere un fattore prognostico negativo», spiega il dott. Caccialanza. «Lo stile alimentare più indicato è quello mediterraneo che ha una validità scientifica ed è riconosciuto come il più efficace anche per il controllo del peso».
Le indicazioni devono essere personalizzate e l’alimentazione va adattata man mano durante i trattamenti oncologici, in caso di effetti collaterali quali diarrea, nausea, vomito, alterazione del gusto. «Di volta in volta viene deciso come calibrare l’apporto di nutrienti, ad esempio aumentando le proteine se necessario.
Ma l’approccio personalizzato significa anche consigliare ricette più sfiziose, elaborate in base ai sintomi che impattano lo stato di nutrizione, quali ad esempio la perdita dell’appetito, la nausea, la diarrea o all’alterazione dei sapori. Questo, sempre con un solo obiettivo, cioè evitare la malnutrizione».
Quando l’alimentazione non basta
Il caso dei tumori gastrointestinali, al pancreas, allo stomaco, all’esofago, ai polmoni e del distretto testa-collo
Ci sono tumori che sono più a rischio di malnutrizione durante i trattamenti. Si tratta delle forme gastrointestinale, al pancreas, allo stomaco, all’esofago, ai polmoni, del distretto testa-collo. «In questi casi non aspettiamo, ma iniziamo subito con la prescrizione di alimenti a fini medici speciali», continua il dottor Caccialanza. «Gli studi mostrano che oltre a rimanere nel peso e mantenere uno stato muscolare adeguato, il consumo di questi alimenti consente di ridurre le tossicità e i tassi di sospensione o riduzione delle dosi di chemio e radioterapia». Gli alimenti a fini medici speciali suppliscono le carenze nutrizionali e possono essere facilmente assunti anche da chi ha difficoltà, perché sono sotto forma di budini, preparazioni liquide, oppure in polvere da sciogliere. «Nel caso di pazienti oncologici particolarmente fragili, non sempre la nutrizione orale e gli alimenti speciali sono sufficienti», dice il dottor Caccialanza. «In questi casi inutile perdere tempo, si passa alla nutrizione artificiale.
Negli ultimi anni ci sono stati dei notevoli miglioramenti per quanto riguarda le metodologie ed è questo che va raccontato al paziente, che molte volte è preoccupato all’idea di questo tipo di interventi. È fondamentale in questi casi la presa in carico precoce, sin dalla diagnosi, che può consentire una comunicazione e una gestione clinica più serena ed efficace. La nutrizione artificiale non va più vista come un trattamento permanente che preclude per sempre la possibilità di mangiare, ma come un vero e proprio trattamento salvavita».