“Spero che questo Premio Nobel possa essere utile all’Italia per rafforzare il valore della scienza nel nostro Paese”. Sono le parole di Giorgio Parisi, pronunciate nel corso della cerimonia di conferimento del Premio Nobel 2021 per la fisica. Una dichiarazione per tutti noi ancora più importante ora, con il bagaglio di esperienze accumulate nel corso di questa pandemia. E che rende ancora più tangibile il valore della scienza, un dono che dobbiamo tenerci stretto. Ma non è l’unico. Abbiamo allora chiesto a Marco Alloisio, Presidente LILT Milano, Monza e Brianza, di raccontarci quali sono i tre doni che possiamo fare a noi stessi, alla nostra famiglia e in difesa della salute di tutti.
Presidente, che cos’hanno di speciale i doni di quest’anno?
Intanto, una premessa che rende più tangibile il significato dei tre doni che ho scelto. Vorrei che tutti noi chiudessimo per un attimo gli occhi, per ricordare cos’era la nostra vita lo scorso anno in questo periodo, con la prospettiva per molti di trascorrere le Festività lontano dalla propria famiglia a causa del lockdown esteso a tutto il Paese. Ecco, già questo rende unico il 2021, perché c’è la possibilità di partire, di raggiungere i propri cari, di aprire le porte di casa a chi amiamo. E per questo, è quasi doveroso fare doni altrettanto speciali a noi stessi, alla nostra famiglia e in difesa della salute di tutti: credere nella ricerca, avere fiducia nella scienza, diffidare di chi millanta teorie e cure senza un fondamento scientifico.
Presidente, che cosa stiamo imparando dai vaccini anti-covid?
Abbiamo compreso, purtroppo a nostre spese, che cosa significa “abbi cura di te e degli altri”. Per arrivare alla formulazione dei vaccini si sono mossi ricercatori di tutto il mondo che hanno condiviso prima il DNA del Sars-Cov-2, poi le modalità di lavoro, con un unico obiettivo che era quello di mettere a punto un vaccino anti-covid. Certo, la strada è ancora lunga e sono troppi i Paesi se non addirittura i continenti, che sono ancora indifesi, ed è qui che dobbiamo adesso concentrare i nostri sforzi. Il vaccino anti-covid ci ha fatto comprendere poi in generale il valore che ha una vaccinazione. Gesti automatici come sottoporre i bambini ai vaccini obbligatori e raccomandati stabiliti dal Piano vaccinale, oppure effettuare l’antitetanica in caso di incidente, o ancora, eseguire i vaccini prima di un viaggio esotico, ora hanno un altro senso. In altre parole, non si fa solo per sé stessi, ma anche per la propria famiglia, per la comunità.
Stiamo dando valore alla scienza? Pensa che i messaggi che ogni giorno arrivano dalla comunità scientifica stiano passando?
Io spero di sì. Siamo sempre più pronti ad affrontare nuove sfide, e lo stiamo vedendo con le varianti Covid. È un lavoro in sinergia con un unico obiettivo, che ha un valore incalcolabile. Pensiamo solo a tutto ciò che riguarda l’ambito della prevenzione e al lavoro e all’impegno che comporta. Il controllo mammografico per esempio, viene eseguito sulla base di criteri stabiliti da esperti internazionali sulla base di lavori scientifici, così come la frequenza, che non viene fissata a casaccio ma considerando evidenze scientifiche. E persino il criterio utilizzato nella lettura da parte del radiologo, è il frutto di anni di studio, di specializzazioni, di aggiornamenti. Se riflettiamo su questa “filiera”, il nostro controllo preventivo acquisisce un valore ancora più importante, è una forma di rispetto nei confronti nostro, del nostro corpo, ma è anche un ringraziamento indiretto a chi ha lavorato e lavora tutt’ora al fine di garantire metodologie preventive sempre più raffinate.
Presidente, questo significa anche credere di più nella medicina e stare lontani dalle fake?
Molte volte. A tal proposito, mi torna in mente uno dei casi di cronaca più di impatto: un sedicente metodo per curare il cancro. Secondo la teoria, un dolore intenso e improvviso può essere la causa di un tumore che si può guarire, sempre in base a quanto sosteneva, solo facendo sì che il malato risolva i suoi stati emotivi. Il metodo prevedeva inoltre il rifiuto per la chemioterapia e la morfina, perché sarebbero la causa principale dei decessi in oncologia. Ecco, questo è il tipico esempio di cosa significa cadere in mani sbagliate, una situazione più probabile soprattutto quando la malattia rende più fragili. Certo, non dobbiamo mai scordarci che per legge non si può imporre al paziente di sottoporsi a una determinata terapia se non vuole. Ma il ruolo del medico è basilare per evitare queste situazioni, o perlomeno per limitarne i danni. Sta a noi instaurare un rapporto sullo stesso piano col paziente, ascoltarlo e discutere insieme i pro e i contro delle diverse terapie, perché se il malato si fida e si sente protetto, non cerca altre risposte al di fuori dell’ambiente ospedaliero.