Favorisce la relazione medico-bambino, mette allegria e genera speranza. Lo psicologo Carlo Clerici spiega come la magia diventa uno strumento fondamentale in un reparto di Pediatria oncologica per rompere il ghiaccio
Palline che appaiono, scompaiono, cambiano colore, si moltiplicano, escono inspiegabilmente dalle tasche di un’altra persona, da dietro le orecchie, talvolta dal naso. E sono stupore, meraviglia, risate piene di incredulità. È l’illusionismo, l’arte di simulare la magia. Ma qui non siamo su un palcoscenico teatrale. Si tratta invece di un reparto ospedaliero e gli spettatori sono bambini.
«La magia è in grado di ridare speranza, concetto di fondamentale importanza nei reparti di cura di malattie gravi dell’età pediatrica come ad esempio in oncologia», spiega Carlo Clerici, medico specialista in psicologia clinica, psicoterapeuta presso la SC Pediatria dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e professore associato di psicologia clinica presso la Statale di Milano.
«Permette ai clinici di facilitare una relazione con il piccolo paziente, fondata sulla fiducia, sulla collaborazione e su altre emozioni positive. Il fatto di “realizzare l’impossibile” incrementa l’autostima e il senso di speranza e migliora le capacità del bambino di relazionarsi con chi gravita nel mondo ospedaliero, dai medici agli infermieri. In questo modo, è possibile anche costruire nuovi rapporti sociali, a favore di una stabilizzazione dell’emotività del bambino, provato dalla malattia e dalla degenza ospedaliera». Immaginazione, gioco e curiosità fanno parte infatti del mondo dei bambini, ed è compito degli adulti trovare la giusta modalità per entrare in comunicazione con loro, parlando la stessa lingua. La magia ha questa incredibile capacità, tanto da essere considerate una risorsa nel contesto delle cure pediatriche.
Alla base del rapporto medico-paziente c’è la comunicazione, c’è un medico che sa come parlare per farsi capire e un paziente che sa cosa chiedere, con l’obiettivo comune di gettare le basi per un’alleanza terapeutica positiva ed efficace.
«Il bambino quando entra in ospedale spesso è spaventato, intimorito, spaesato», dice il professor Clerici, che di recente ha tenuto una serie di seminari rivolti ai medici sull’uso delle tecniche di illusionismo in ambito clinico. «È necessario quindi “rompere il ghiaccio” e trasformarsi da estraneo in camice bianco a figura amichevole e disponibile all’ascolto. La magia è una delle modalità, che utilizzata fin dall’inizio, mitiga i traumi legati all’ambiente ospedaliero». E funziona. I giochi di magia anche molto semplici, come la sparizione delle palline, deviano l’attenzione dei piccoli che non provano più paura durante, per esempio, i prelievi di sangue, piuttosto che le infusioni. Non solo. In questo modo, aumenta la capacità dei piccoli di gestire lo stress e acquisire sicurezza nelle proprie capacità.
Quando arriva un gattino in casa, per aiutarlo a superare i traumi, si comincia con piccoli giochi, fino ad arrivare man mano a giocare insieme. Coi piccoli pazienti è simile. Il gioco di magia poco alla volta viene proposto al piccolo paziente, fino a far sì che sia lui a eseguirlo al medico. «E’ un passaggio importante, perché il coinvolgimento attivo mitiga le paure del bambino che spesso associa il personale sanitario al dolore», conclude il dottor Clerici. «Inoltre, aspetto importante, diventare protagonisti di un gioco di magia induce emozioni positive e tranquillità, che sono primari nell’ambito del percorso terapeutico».