Il 31 maggio in tutto il mondo si celebra il World no tabacco day. L’invito di quest’anno è: impegnati a smettere. Una giornata intera dedicata a webinar, e in generale a tutto ciò che può aiutare ad alzare l’attenzione di tutti nei confronti dei danni provocati dal fumo e a iniziative per supportare la spinta a smettere e che dureranno tutto l’anno come Florence, il primo operatore sanitario digitale dell’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità.
In base alla legge Sirchia, in vigore da 16 anni, non è più possibile fumare in locali pubblici, come ristoranti, bar, cinema e teatri, negli uffici e secondo i dati Passi 2018, le regole sono rispettate nel 73% dei casi. Negli anni, si è aggiunto il recepimento della direttiva europea che ha reso possibile il divieto di fumo in auto in presenza di bambini e donne in gravidanza e nei giardini degli ospedali, e i messaggi sui pacchetti di sigarette per avvisare dei rischi collegati al fumo.
Da qualche anno, infine, stanno iniziando a esserci in tutta Italia spiagge smoke free e a Milano è iniziato il graduale processo che porterà a non fumare più all’aperto. Risultato? Secondo i dati dell’istituto Superiore della Sanità, i fumatori sono passati da 12.570.000 del 2005, anno dell’entrata in vigore della legge, a 11.600.000 nel 2019. Ancora troppi, nonostante i divieti, come ci racconta Silvio Garattini, Presidente e fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri”, che ha appena ricevuto il prestigioso Premio Nazionale “Presidente della Repubblica” da parte dell’Accademia Nazionale dei Lincei.
Professor Garattini, il fumo sta diventando un problema tra le donne?
“Lo è già. Le donne sono ormai fumatrici quasi nella stessa percentuale dei maschi e questo purtroppo non stimola nessuno a reagire contro queste pericolose “eguali opportunità”. Eppure per le donne i rischi sono imponenti. Il fumo danneggia gli ovociti e questo fa sì che diminuisca la fertilità e che sia più probabile una menopausa anticipata di due anni rispetto alle coetanee che non fumano. Il fumo inoltre abbassa il livello degli estrogeni che circolano nel sangue e di conseguenza provoca una riduzione della massa ossea e un aumento del rischio di osteoporosi. Ci sono anche evidenze chiare sui danni provocati dal fumo durante la gravidanza, come maggiori probabilità di interruzione, basso peso alla nascita e negli anni successivi, una maggiore esposizione a malattie respiratorie come l’asma. Tra le donne infine stanno aumentando i casi di malattie legate al fumo che fino a qualche anno fa erano prevalentemente maschili, come la BPCO, broncopneumopatia cronica ostruttiva e il tumore del polmone“.
È vero che siamo in cima alla classifica nei Paesi occidentali per quanto riguarda i baby fumatori?
“Basta guardarsi in giro per la strada per vedere quanti ragazzini e ragazzine hanno la sigaretta in bocca, senza sapere che possono essere guai seri, perché se si sviluppa la dipendenza della nicotina a questa età, è poi difficile porvi rimedio. Purtroppo però neanche la diffusione del fumo fra i giovani e i giovanissimi è in grado di aumentare l’attenzione, esattamente come sta accadendo per le donne”.
Quali azioni potrebbero far passare la voglia di fumare?
“Andrebbe ripristinata una seria campagna contro il fumo, ricordando a tutti in modo continuo i danni che procura, oltre alla schiavitù che induce. E coinvolgere i giovani costituendo a livello delle scuole gruppi di coetanei istruiti ad aiutare i compagni che fumano. Si devono mobilitare tutti gli “idoli” dei giovani, dai cantanti ai calciatori, che dicano “io non fumo” per creare un comportamento opposto a quello attuale, utilizzando i social, parlando la stessa lingua degli adolescenti. Solo così si potrebbe riuscire a cambiare l’approccio alla sigaretta, da conquista a sconfitta della propria volontà”.
Il 21 maggio verrà presentata una petizione al Parlamento per l’aumento delle accise su sigarette, tabacco sciolto e riscaldato: cosa ne pensa?
“Sappiamo per esperienza che l’aumento del prezzo delle sigarette riduce il numero dei fumatori, eppure non viene fatto. In Italia, per dare un’idea, un pacchetto costa mediamente la metà rispetto a quanto costa nel Regno Unito, con incassi elevati. Lo Stato italiano incassa dalla vendita delle sigarette circa 13 miliardi di euro ogni anno, ma sono maggiori le uscite per curare le malattie indotte dal fumo e la perdita per la società di tante vittime. Forse, basterebbe questo calcolo per attuare comportamenti a favore del benessere”.
Lo scorso febbraio lei è stato tra i firmatari di una lettera aperta a favore delle città smoke free: perché è importante?
“In Italia c’è la convinzione che il fumo di tabacco non contribuisca all’inquinamento dell’aria e dell’ambiente e questo è il primo errore. Già da qualche anno i ricercatori dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano effettuano una serie di rilevazioni nei luoghi d’abitudine più frequentati. Da qui, la scoperta che i livelli di sostanze nocive presenti nell’aria in seguito all’accensione di sigarette sono pericolosamente elevati in spiaggia, nei canyon street, cioè nelle zone pedonali in città e nelle stazioni ferroviarie. I controlli sono stati eseguiti alla Stazione Centrale di Milano nelle zone dove si può fumare, come lungo i binari, quando si scende dal treno. In queste aree è stata rilevata una concentrazione di black carbon otto volte superiore rispetto a quanto è presente nelle aree esterne alla stazione. Il black carbon indica la presenza nel PM 2,5, cioè nelle polveri ultrasottili, di idrocarburi policiclici aromatici, sostanze, è bene ricordarlo, che sono state classificate già da qualche anno come cancerogeni certi per l’uomo.
Inutile dire poi che una città smoke free protegge dai danni da fumo passivo. Almeno una persona su quattro tra i non fumatori, si ritrova suo malgrado ad aspirare sostanze di cui farebbe volentieri a meno e un bambino su due nella fascia d’età 0-5 anni ha almeno un genitore che fuma e lo espone a un rischio di malattie delle basse vie respiratorie maggiore rispetto a chi ha una famiglia di non fumatori”.
Smettere di fumare è una vittoria?
“Lo è innanzitutto per sé stessi perché la nicotina crea una dipendenza che, se non viene sostenuta da un numero spesso crescente di sigarette, determina astinenza con una serie di sintomi quali nervosismo esagerato, fame spasmodica, ansia, stitichezza, mal di testa, a volte così intensi da far vacillare le proprie convinzioni. Ma basterebbe pensare all’immensità dei benefici per la salute a far “tenere duro”. Oggi sappiamo da uno studio recente che nell’arco di cinque anni si abbattono i valori della proteina C-reattiva, una sostanza che segnala lo stato infiammatorio dell’organismo, a tutto vantaggio delle malattie dell’apparato respiratorio e cardiovascolare, per citare le più importanti, e dei tumori.
È anche una difesa in più contro il Covid 19, come ha evidenziato uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine. I fumatori infatti hanno il 24% di possibilità di sviluppare la malattia grave, contro il 14% di chi non ha mai fumato”.