Il Piano aria del Comune di Milano ha introdotto il divieto di fumo all’aperto a 10 metri di distanza da altri. Il nostro presidente Marco Alloisio spiega i danni del fumo passivo per le persone e per l’ambiente.
Milano è al centro dell’attenzione dal 1° gennaio. Vale a dire, da quando è entrato in vigore il divieto a fumare “in tutte le aree pubbliche o ad uso pubblico all’aperto, incluse vie e strade, ad eccezione quindi delle aree isolate in cui è possibile rispettare la distanza di 10 metri da altre persone”.
Questo nuovo limite non è un fulmine a cielo sereno. Risale infatti al 2020 il Regolamento per la Qualità dell’Aria approvato dal Consiglio Comunale, che prevedeva come primo step nel 2021 il divieto a fumare alle fermate dei mezzi pubblici, nelle aree verdi comprese aree cani e parchi giochi, nei cimiteri e nelle strutture sportive. Questo nuovo divieto in essere dal 1° gennaio pone Milano sullo stesso piano di città come New York e Tokio, dove è pressoché proibito dovunque da anni. Ed è la prima in Italia a scegliere una strategia antifumo drastica, che oggi viene contestata da molti cittadini fumatori, come lo fu 20 anni fa la legge Sirchia, che estendeva il divieto di fumo a tutti i locali chiusi.
Di certo, Milano è apripista, ma non rimarrà sola: tra gli obiettivi dell’Unione Europea c’è quello di rendere libere dal fumo le zone cittadine frequentate da bambini, anziani, persone fragili.
La direzione intrapresa dal Comune di Milano è dunque quella giusta? Lo chiediamo a Marco Alloisio, Presidente LILT Milano Monza, Brianza e chirurgo toracico.
Presidente Alloisio, è una misura necessaria?
Rispondo con alcuni dati. La nostra ultima ricerca sul fumo in collaborazione con SWG ha evidenziato che in Lombardia ci sono tre milioni di persone che fumano. E secondo i dati Arpa Lombardia il fumo di sigaretta è responsabile del 7 per cento delle emissioni di polveri sottili. Infine, come ha dichiarato la Enviromental Protection Agency: l’esposizione al fumo di tabacco ambientale costituisce uno dei più diffusi e pericolosi fattori inquinanti dell’aria degli ambienti confinanti. Io penso che tutto ciò sia più che sufficiente ad appoggiare i divieti appena entrati in vigore a Milano. Chi li rispetta, va sottolineato, protegge in primo luogo la salute di chi non fuma.
Quali sono i rischi del fumo passivo?
Il Codice europeo contro il cancro dedica uno dei 12 punti solo ai danni per la salute, causati dal fumo passivo. Vale a dire, a chi non fuma ma inala il fumo di altri. Ad esempio, tra i non fumatori, chi è esposto al fumo passivo ha un rischio di sviluppare un cancro al polmone raddoppiato rispetto alle persone non esposte. E se a fumare è la mamma, è stato registrato un aumento dell’incidenza della sindrome della morte improvvisa del lattante. Non solo. i figli di genitori fumatori hanno una maggiore incidenza di polmoniti, di bronchiti e crisi asmatiche rispetto ai figli di genitori non fumatori. Mi collego ai dati di prima: in Lombardia ci sono tre milioni di fumatori e di questi, la maggiore concentrazione, più o meno la metà, è inevitabilmente a Milano. Mi sembra che, alla luce dei danni da fumo passivo, chiedere di mantenere dieci metri di distanza sia il minimo.
A suo parere, il divieto di fumo a Milano va bene così oppure potrebbe essere migliorato?
Al momento non riguarda le sigarette elettroniche, comprese quelle di ultima generazione che stanno andando per la maggiore tra i giovani. Ora, se è proibito utilizzarle nei luoghi al chiuso, compresi i mezzi pubblici, i treni, gli aerei, dovrebbero essere vietati anche all’aperto, come le sigarette. Fra l’altro, c’è un invito rivolto agli adulti a non impiegarli in presenza di minorenni, perché può indurre la spinta a iniziare, con un rischio molto alto di passare alla sigaretta entro i 18 anni. L’altro aspetto che andrebbe affrontato, ma questo a livello nazionale, è il costo del pacchetto di sigarette, che è il più basso in Europa. In Francia per esempio, il costo delle sigarette è più o meno raddoppiato e questo ha portato a un calo nelle vendite.
Ultima domanda. Anche secondo lei, solo con le multe si può raggiungere l’obiettivo di una Milano smoke-free?
Io penso che le regole vadano rispettate indipendentemente dalla presenza di controllori. Il rispetto delle regole costituisce uno dei pilastri fondamentali su cui si regge ogni società civile. Chiedere dunque a una persona che fuma vicino a noi di non farlo, con gentilezza, è un atto dovuto verso se stessi e verso i bambini e in generale verso chi non fuma, a tutela della salute.