Nuovi casi di influenza aviaria sono stati segnalati in Italia e oggi il primo decesso in Cina. Abbiamo chiesto al virologo Carlo Federico Perno quali sono i sintomi della malattia e se è meglio evitare il consumo di pollame per difendersi dalla pericolosa influenza
A Vigasio in provincia di Verona in un allevamento di galline ovaiole, sono stati diagnosticati alcuni casi di influenza aviaria, che hanno portato all’abbattimento di tutti gli animali. Un altro caso arriva da Pietrasanta, in provincia di Lucca. Qui si tratta di un allevamento rurale e sono state istituite una zona “rossa” e un’altra di sorveglianza, con divieti di vendita del pollame alle fiere. E dalle ASL di zona arrivano gli appelli, nessun divieto a consumare uova e carni di pollame, ma massima allerta e avvisare subito il servizio veterinario competente in caso di sintomi sospetti tra gli animali allevati come mancanza di appetito e diarrea. Ma dobbiamo preoccuparci? Lo chiediamo a Carlo Federico Perno, docente di Microbiologia Clinica a Unicamillus University e Direttore dell’Unità di Microbiologia e Diagnostica di Immunologia dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Professor Perno, c’è un allarme in corso?
No, il virus dell’aviaria è circoscritto agli animali e in particolare ai volatili. Nel corso degli anni sono stati segnalati casi di trasmissione a mammiferi, ma al momento non c’è da preoccuparsi per quanto riguarda gli uomini e il conseguente rischio di pandemia. In totale, negli ultimi 20 anni si sono verificati un centinaio di casi negli uomini e prevalentemente in Oriente a causa della stretta convivenza tra contadini e volatili. Bisogna ricordare che il virus passa con estrema difficoltà dagli uccelli all’uomo; è infatti necessario un “adattamento” nei mammiferi, come accade ogni anno per il virus influenzale “umano”, che proviene dagli uccelli, si adatta prima nei maiali per poi aggredire l’uomo.
L’allerta da parte delle ASL allora è eccessiva?
No, perché ciclicamente l’aviaria rimane un pericolo ma, lo sottolineo, circoscritto ai volatili. L’allerta è necessaria per evitare che il virus si propaghi agli allevamenti. Ricordiamoci che anche pochi casi, richiedono l’abbattimento dell’intero allevamento e l’attivazione di norme restrittive sul territorio, con un impatto non indifferente a livello economico. Inoltre quest’attenzione previene il già limitato rischio di adattamento del virus e quindi di passaggio all’uomo. Ricordiamo che l’infezione del virus aviario nell’uomo è rarissima, ma la mortalità è molto alta.
Si può consumare pollame, oppure è meglio evitare?
La carne che viene immessa sul mercato subisce dei controlli sanitari scrupolosi e questo vale non solo per quella che arriva dagli allevamenti italiani ma anche per la carne importata. E si può stare tranquilli anche nel caso delle gastronomie e delle rosticcerie, perché per il cibo già cotto è d’obbligo indicarne la filiera.