Attualmente sono due i vaccini anti-Covid raccomandati dai 12 anni in poi prima in Europa e quindi da AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco. Spikevax prodotto da Moderna e Comirnaty prodotto da Pfizer-BioNTech. Entrambi sono vaccini a mRNA e la modalità di somministrazione è la stessa degli adulti: due dosi, a distanza di 21 giorni una dall’altra. L’adesione è alta. Numeri alla mano, alla prima settimana di settembre, il 36% degli over 12 ha completato il ciclo vaccinale, mentre il 59,9% ha ricevuto almeno la prima dose. Sono dati confortanti, ma non ancora sufficienti.
Come raggiungere chi non ha ancora fatto la vaccinazione?
Per questo, la SIP, Società Italiana di pediatria, sta distribuendo negli studi pediatrici dei poster da appendere nella sala di attesa, con le risposte alle domande più comuni. E per convincere i genitori scettici, sono molte le Istituzioni locali a essersi già attivate. La Regione Lombardia per esempio ha dato il via a una serie di dirette sulla sua pagina Instagram, con pediatri disponibili a rispondere alle domande delle famiglie. Certo, i dubbi sono tanti e più che comprensibili. Per fare chiarezza, ne abbiamo parlato col noto immunologo Alberto Mantovani, Direttore scientifico dell’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano e professore emerito di Humanitas University, Milano.
Professore, perché è importante vaccinare gli adolescenti?
Per il loro benessere, per la loro vita. Purtroppo sono ancora in molti a pensare che il Sars-Cov-2 sia un virus pericoloso solo per adulti e anziani, ma non è così. Si ammalano anche gli adolescenti e, questo va sottolineato, possono avere una forma grave di Covid, tale da richiedere il ricovero in terapia intensiva. Non solo. C’è una malattia nuova che è stata individuata per la prima volta nel 2020 all’ospedale di Bergamo e nel Regno Unito e che si chiama Mis-C. È una sindrome infiammatoria multisistemica: per dare un’idea dell’incidenza, su 90 casi di Covid pediatrico seguiti al San Gerardo di Monza tra novembre 2020 e aprile 2021, cinque erano relativi alla Mis-C e tutti nella fascia d’età tra 12 e 18 anni.
Il Covid colpisce solo gli adulti?
Infine, gli studi stanno dimostrando che il long-Covid, cioè l’insieme di sintomi che danno segno di sé dopo la guarigione, non colpisce solo gli adulti. Uno studio internazionale ad esempio ha dimostrato che all’incirca un teenager su 7 nella fascia under 18, soffre ancora, a distanza di mesi dalla guarigione della malattia, di stanchezza, inappetenza, dolori articolari e muscolari , per citare i più comuni.
Le notizie che arrivano in questi giorni sui casi di miocardite dopo la vaccinazione stanno però preoccupando i genitori. È un rischio reale?
Il rischio è estremamente basso, direi raro. L’EMA, L’Ente europeo di controllo sui farmaci, ha segnalato che la frequenza è di 1 caso su 175 mila dosi, nel caso del vaccino Pfizer. La miocardite è un’infiammazione del muscolo cardiaco ed è stata evidenziata nei giorni successivi alla seconda dose. Si tratta di una forma benigna, che nella maggioranza dei casi guarisce con FANS, cioè antinfiammatori. Ripeto, è un evento raro, e non dimentichiamoci che la miocardite è tra le problematiche che possono insorgere in chi si ammala, e in percentuali decisamente superiori.
Ci sono altri effetti collaterali dopo il vaccino?
I medesimi che ormai conosciamo bene nel caso dell’adulto: dolore localizzato nel punto di somministrazione del vaccino, febbre, mal di testa, sonnolenza. Un altro problema che si può verificare è lo svenimento, ma in questo caso non è un legame diretto, è il frutto di ansie e preoccupazioni ed è un evento che spesso si verifica in concomitanza con qualsiasi vaccinazione.
Professore, la dose di principio attivo che viene somministrata è la medesima in giovani e adulti: non è troppa nel caso dei teenager?
Sono stati effettuati ampi studi che hanno coinvolto popolazioni di giovani nella fascia 12-16 e 12-18, a seconda del vaccino utilizzato, al fine di sottoporre agli Enti regolari la richiesta di estensione di indicazione del vaccino ai teenager. Bisogna avere fiducia nella scienza e non avere timore di ricevere il vaccino: solo negli USA, più di sette milioni di adolescenti hanno già effettuato la vaccinazione e nessuno di loro è stato ricoverato per Covid.
E per quanto riguarda le controindicazioni?
La principale è la presenza di allergia a uno dei contenuti del vaccino. È un evento raro e chi ne soffre lo sa già perché ha avuto precedenti reazioni con altri vaccini. In ogni caso, il mio consiglio è sempre di confrontarsi col pediatra, oppure con lo specialista. Questo, vale anche in caso di malattie quali le oncologiche, le reumatiche, ad esempio, che non rappresentano una controindicazione alla vaccinazione, intendiamoci, ma possono essere fonte di dubbi.
Cosa significa “vaccinazione” per un adolescente?
Significa contribuire a ridurre la circolazione del virus e la comparsa di varianti che potrebbero ridurre l’efficacia dei virus. Vuol dire anche tutelare le persone attorno: i familiari, i bambini che hanno meno di 12 anni, il compagno di classe o l’amico che non può essere vaccinato, oppure non lo è ancora. E, ultimo ma non meno importante, significa tornare a scuola in presenza. Ricordiamoci sempre che a causa del ripetuti lockdown si sono verificati calo nell’apprendimento, abbandoni scolastici tra gli studenti più svantaggiati e, ultimo ma non meno importante, un incremento pericoloso di forme depressive, ansia e disturbi del comportamento alimentare.