Colorate, rigorosamente nere, bianche tradizionali, fantasia. Eccole le mascherine, un vero e proprio accessorio alla moda, da scegliere alla mattina e da abbinare a ciò che si indossa. Attenzione però a non perdere di vista quello che è il suo uso principale, vale a dire, dispositivo di protezione individuale contro il Covid-19. Per fare allora chiarezza sui vari modelli, su come si indossa la mascherina e sulla sua durata, abbiamo intervistato Pierangelo Clerici, Presidente AMCLI (Associazione Microbiologi Clinici italiani).
Servono due mascherine sovrapposte?
Sì, la capacità protettiva nei confronti delle particelle di virus aumenta e ed è emerso anche dal rapporto appena pubblicato sul Centers for Disease Control and Prevention statunitense. I ricercatori hanno visto in effetti che indossare due mascherine determina un blocco del 92,5% delle particelle di tosse in una simulazione condotta in laboratorio. A garantire questo beneficio comunque non è tanto il tipo di mascherina quanto le avvertenze nell’indossarla. A contatto con naso e bocca deve essere posta una mascherina chirurgica e sopra quella in stoffa: è quest’ultima a determinare il livello di sicurezza. In pratica, la mascherina di tessuto è più ampia e con una forma tale da aderire bene al viso e rendere di conseguenza più adesa alla pelle anche quella chirurgica. Ricordiamoci però sempre che l’efficacia della chirurgica è principalmente nei confronti degli altri perché impedisce alle secrezioni di naso e bocca di superare la barriera del dispositivo e contagiare persone vicine in caso di malattia.
Questo significa che la mascherina chirurgica, da sola oppure con una in stoffa, non protegge chi la indossa?
La protezione comunque c’è se tutti la indossano correttamente, cioè coprendo naso e bocca, igienizzano regolarmente le mani e mantengono il distanziamento sociale, ma in certe situazioni il consiglio è di scegliere le Ffp2 perché sono maggiormente protettive. È il caso, ad esempio, degli spazi chiusi con poco ricambio di aria e affollati, come i mezzi pubblici e i supermercati ad esempio. Se poi la persona si sente tranquilla, la può indossare anche quando si reca in ospedale, anche se all’interno di un Centro ospedaliero il livello di attenzione è elevato: il personale sanitario è vaccinato e regolarmente tamponato, tutti indossano una mascherina, a volte addirittura la Ffp3 che ha un effetto-barriera ancora maggiore e i luoghi vengono regolarmente sanificati.
Le Ffp2 però stanno dando dei problemi, come si fa a essere sicuri di acquistare quelle a regola?
Iniziamo facendo chiarezza. È stato sollevato un grande polverone, come purtroppo sta accadendo con frequenza da un anno a questa parte quando si affrontano tematiche relative al Covid. Intanto, non sono ancora stati effettuati accertamenti ufficiali dagli Organi di vigilanza italiani sui dispositivi sospettati di una non conformità e per questo, non possono essere ritenuti non a norma. Esiste la possibilità di effettuare dei controlli da sé sul database NANDO (New Approach Notified and Designated Organization) dell’Unione Europea. Bisogna caricare il numero di quattro cifre riportato sul lato esterno della mascherina, importante perché identifica l’Ente che ha rilasciato l’autorizzazione di conformità del dispositivo, e quindi aprire la pagina internet dell’Ente per verificarne l’effettiva abilitazione. Non è semplice la ricerca ed è pure in inglese. Per questo, personalmente ritengo più pratico seguire le regole di buon senso, cioè, evitare di farsi attirare da prezzi troppo bassi proposti, online oppure di persona, da chi non fa parte di strutture affidabili, come l’ambulante sul mercato e il sito internet. Questo perché potrebbero essere stati contraffatti i marchi e in primo luogo quello europeo CE. Meglio invece affidarsi a farmacie, supermercati o catene della grande distribuzione, parafarmacie, erboristerie.
Le mascherine di stoffa, ritornate in auge in abbinamento alla chirurgica, funzionano da sole?
C’è un grande dibattito su questi modelli, chiamati mascherine di comunità, nonostante alcuni studi ne abbiano attestato la validità. Hanno dalla loro il fatto di essere riutilizzabili e quindi decisamente più ecologiche rispetto alle altre che sono tutte “usa e getta”, ma andrebbero regolamentate. Uno studio pubblicato su ACS NANO, la rivista americana dell’Associazione chimici, ha verificato la capacità di filtrazione dei principali tessuti e ha visto che il più adatto è il cotone a trama fitta, come il percalle per esempio, sovrapponendone due o tre strati. Questo può essere utile anche per la produzione casalinga di mascherine, ricordandoci però sempre, come ho detto prima, distanziamento, igiene delle mani e di utilizzarla in abbinamento alla chirurgica oppure di usare la Ffp2 in situazioni più rischiose.
Quali sono le regole pratiche non bisogna scordarsi mai?
Innanzitutto, prima di indossare la mascherina bisogna lavarsi le mani e non toccare la parte interna. Va indossata e schiacciata bene sul naso, in modo che il ferretto interno ne segua la forma. Qui la prova da fare è semplice: se respirando gli occhiali si appannano, significa che non è stata indossata bene oppure che è un modello troppo largo. Il controllo va fatto anche sul resto del viso, perché deve essere ben adesa e coprire dal naso al mento. Va poi toccata il meno possibile: per evitare che scivoli come talvolta accade, servono il doppio giro dell’elastico perché a volte è lungo, oppure i supporti di silicone che allacciano la mascherina sulla nuca. Tranne quando indicato, le mascherine si eliminano la sera al rientro a casa perché hanno una durata limitata a circa 6-8 ore e in assoluto devono essere sostituite se ci si accorge che la parte interna è umida. Ultimo, ma non meno importante, quelle lavabili vanno lavate tutti i giorni con acqua calda.
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Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.