Il Natale fa bene alla salute di malato e caregiver

3 min lettura L'esperto risponde A cura di Cinzia Testa Ultimo aggiornamento:
Il Natale fa bene alla salute di malato e caregiver

Le festività possono intristire i malati e chi vive accanto a loro. Si può arrivare al rifiuto e al desiderio che tutto finisca presto. Lo psichiatra Claudio Mencacci spiega che le ricerche dimostrano l’importanza dei legami affettivi e di una vita sociale attiva per il benessere.

Quest’anno non ho voglia. Vorrei dormire dal 23 dicembre al 2 gennaio. Preferirei la solitudine. Sono frasi che si sentono in questi giorni pre-natalizi da parte di chi ha in casa una persona con una malattia oncologica. La tristezza, l’ansia, il dolore, facilmente prendono il sopravvento. E le luminarie in centro città, i negozi agghindati, le gastronomie colme di piatti elaborati, non fanno che peggiorare ancora di più lo stato d’animo. L’odio per il Natale è chiamato anche Sindrome del Grinch e può interessare tutti, ma soprattutto chi è malato e chi lo assiste.

Ma ci sono delle soluzioni, come racconta Claudio Mencacci, Presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia.

Professor Mencacci, bisogna fare finta di nulla e festeggiare come sempre?

“Questo no, perché sarebbe una forzatura, con il rischio di rovinare a se stessi e agli altri la giornata. Ma prima di decidere per l’isolamento teniamo presente che la condivisione durante le festività di tradizione, che includono attività e tempo da trascorrere insieme, svolge un ruolo positivo per la salute e fa avvertire meno il senso di solitudine e di impotenza inevitabili davanti alla malattia. In pratica, la condivisione emotiva di un’esperienza così forte come la malattia, che sia la propria, oppure di un caro, è una piccola iniezione di positività, è un legame che si rafforza, è un momento di immensa intimità che fa bene all’anima”.

Ma cosa si può fare, in alternativa alle solite abitudini?

“Quando in famiglia una persona cara si ammala, scatta la resilienza, che è la capacità di far fronte allo stress, di seguire il ritmo dell’onda anziché sforzarsi di remare contro, di riorganizzare la vita in senso positivo, accettando ciò che accade nel bene e nel male. Tornando al Natale, è una questione di rimodulazione delle proprie tradizioni. Per fare un esempio, anziché riunire tutta la famiglia e gli amici in un unico evento, che è stancante per malato e caregiver, si fanno merende, aperitivi, pranzi, con poche persone. L’importante è godere della vicinanza degli altri, perché è un’opportunità per beneficiare del supporto emotivo, una richiesta di aiuto indiretta a gestire insieme una situazione stressante”.

È vero che fa bene alla salute?

“Sì e lo dimostrano ormai numerose ricerche. I legami affettivi contribuiscono al nostro benessere, la condivisione delle preoccupazioni ha un effetto biologico, rassicura, rende più forti. Gli studi sottolineano, e lo vediamo anche nella quotidianità, che una vita sociale attiva ha un impatto positivo sulla capacità di resilienza e lenisce i disturbi fisici e psicologici. Tutto ciò non toglie la sofferenza, intendiamoci, ma apre il cuore alla tenerezza, a far “sentire” al nostro caro non è solo. La vita è fatta di contrasti, e le feste diventano un’occasione in più per celebrare la vita, e il valore prezioso che ha ogni istante di questa nostra vita”.

Cinzia Testa

Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.