Tumori ginecologici: il caso Balti

4 min lettura L'esperto risponde A cura di Cinzia Testa Ultimo aggiornamento:
Tumori ginecologici: il caso Balti

Il 20 settembre è la giornata dedicata ai tumori ginecologici su cui di recente è tornata alta l’attenzione grazie alla vicenda che ha coinvolto Bianca Balti. La top model ha dichiarato sui social di avere un tumore all’ovaio al terzo stadio. Per capire meglio di cosa si tratta e come è possibile battere sul tempo questo tumore, ne abbiamo parlato con Mario Rampa, oncologo e direttore medico di LILT

Una giornata che viene celebrata in tutto il mondo con eventi, manifestazioni, incontri con esperti, con l’obiettivo di rendere più consapevoli le donne sulla loro salute e di far sì che i controlli ginecologici diventino un’abitudine annuale, fin da ragazzine, durante l’età fertile e anche oltre, negli anni dopo la menopausa. Perché una visita ginecologica con un’ecografia transvaginale, così come l’Hpv test e il Pap test e nelle giovani, la vaccinazione contro il Papilloma Virus, rappresentano  uno scudo protettivo insostituibile. E non solo. Grazie ai controlli regolari è possibile la diagnosi precoce, interventi meno invasivi e la possibilità di tornare presto alla propria quotidianità.

La storia di Bianca Balti

La Giornata rappresenta anche l’occasione per tornare a parlare di cancro ovarico, a pochi giorni dalla dichiarazione di Bianca Balti, che ha una diagnosi di tumore alle ovaie al terzo stadio. Una forma grave, che deve far riflettere.

«Il messaggio che dobbiamo trarre da questa vicenda, con l’augurio che il tutto si risolva per il meglio per Bianca, è che non si deve mai perdere tempo», interviene Mario Rampa, chirurgo senologo IRCCS Ospedale San Raffaele e direttore medico di LILT Milano Monza Brianza. «Un dolore, come ha descritto nel suo post su Instagram, è segno di una malattia già avanzata. E’ un monito alle donne a sottoporsi regolarmente ai controlli ginecologici, seguendo il calendario personalizzato, se viene indicato dallo specialista».

Che cos’è il gene BRCA

Ricordiamoci anche che Bianca Balti ha subito due anni fa la mastectomia profilattica perché è portatrice del gene BRCA 1, che aumenta il rischio di tumore al seno e alle ovaie.  BRCA 1, che riguarda in particolare le giovani donne, e BRCA 2,  sono noti ai più come gene Jolie. Di solito contribuiscono a evitare che il tessuto ovarico sano si trasformi in tumorale. Ma in alcuni casi è un meccanismo che non funziona bene a causa di una mutazione a carico di questi geni. Ed è così che diventano fattori di rischio di sviluppo di un cancro alle ovaie e al seno.

La prevenzione del tumore ovarico

La prevenzione primaria per il tumore ovarico BRCA 1 e 2 correlato non esiste al momento. È possibile però batterlo sul tempo. Questi geni mutati infatti, sono presenti in maniera importante in gruppi familiari. Avere dunque almeno due familiari in linea femminile, come la mamma, la sorella, la zia materna, che hanno avuto un tumore al seno oppure alle ovaie, o entrambi, rappresenta un indizio importante così come l’età di insorgenza di queste malattie al di sotto dei quarant’anni. E sottoporsi a un test genetico è l’unica strada percorribile per avere o meno la conferma della predisposizione.

«Gli studi di questi ultimi anni hanno dimostrato un abbattimento del rischio di tumore ovarico con la salpingo-ovariectomia profilattica, cioè l’asportazione di ovaie e tube», continua Rampa. «In questo modo si ottiene una protezione dal rischio di malattia pari a oltre il 90%. Sempre gli studi, hanno dimostrato che invece in ambito senologico si può optare per un percorso di sorveglianza attiva ed evitare la mastectomia profilattica, cioè l’asportazione chirurgica di entrambe le mammelle con risultati quasi sovrapponibili. Questo perché nel caso del seno, a differenza di quanto accade per le ovaie, è possibile attivare un percorso di sorveglianza attiva, cioè di controlli ravvicinati con strumenti raffinati, in modo da intervenire tempestivamente in caso di malattia».

Gravidanza e tumore dell’ovaio

L’asportazione di ovaie e utero può essere preceduta dalla crionservazione degli ovociti, per permettere un’eventuale gravidanza a chi lo desidera. «La decisione finale per quanto riguarda la strada da intraprendere spetta alla donna e deve essere una scelta consapevole», conclude Rampa. «Per questo, le lacrime e la disperazione alla comunicazione del rischio oncologico, più che legittimi, devono poi lasciare il posto alle domande, alle riflessioni e questo, senza perdere di vista un punto importante: ogni scelta se presa liberamente e senza pressioni esterne, è assolutamente legittima».

Cinzia Testa

Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.