Ortoressia nervosa: cosa si nasconde dietro a questo disturbo

3 min lettura Salute e Benessere A cura di Cinzia Testa Ultimo aggiornamento:
Ortoressia nervosa: cosa si nasconde dietro a questo disturbo

Il cibo come causa di malattie. Chi è ortoressico non mangia determinati alimenti perché tema di potersi ammalare. Il nutrizionista Stefano Erzegovesi spiega quali meccanismi si nascondono dietro a questo disturbo e come riconoscerlo.

La chiamano “ossessione per il mangiare sano”. È l’ortoressia nervosa, un disturbo relativamente giovane, ma con numeri che continuano a crescere. Secondo i dati del Ministero della Salute, i disturbi alimentari in totale riguardano circa tre milioni di italiani e di questi, il 10% è ortoressico.


«L’ossessione non è sul cibo che crea sovrappeso, come nel caso dell’anoressia, ma è sul cibo che causa malattie», spiega Stefano Erzegovesi, psichiatra, nutrizionista e specialista in disturbi alimentari. «Le persone, quindi, cominciano ad escludere singoli cibi oppure gruppi alimentari, nel timore che possano essere la causa di malattie cardiache, cancro o altro ancora».

Come funziona e cosa influenza questo disturbo

Tra le conseguenze rientrano un’alimentazione esageratamente povera di nutrienti, oltre a una vita sociale ridotta al limite a causa dell’ossessione.
L’attrice che mangia solo un particolare tipo di salmone affumicato. Lo studio che esalta i poteri di una unica qualità di yogurt. Gli zuccheri quali nutrimento primario delle cellule tumorali, quindi da evitare totalmente. Eccole, alcune delle notizie false che circolano sul web e che possono scatenare sintomi di ortoressia.

«Le informazioni che si trovano “in rete” anziché ignorate in quanto non vere, vengono estremizzate, e trasformate in dogma, cioè regole assolute», sottolinea Erzegovesi.
«Il processo è graduale e porta man mano ad escludere le proteine animali, quindi gli zuccheri, poi le farine raffinate, i prodotti industriali, fino a ridurre ai minimi termini il proprio menù».

L’impoverimento non riguarda solo il tipo di alimento, ma anche la quantità che si consuma e la modalità di cottura. L’ortoressico, infatti, predilige le cotture al vapore oppure al cartoccio, che non prevedono condimenti.


I primi segnali non sono semplici da cogliere

Inizialmente è facile confondere l’esclusione di determinati alimenti con il desiderio di seguire un’alimentazione sana. «Il principale campanello d’allarme riguarda i comportamenti nei confronti degli altri», sottolinea Erzegovesi. «Nel caso di inviti, sostengono di avere impegni e si presentano a pasto concluso, oppure trovano continuamente scuse, fino ad isolarsi e a perdere la vita sociale. E se devono fare la spesa, ci impiegano il triplo del tempo perché ogni etichetta viene esaminata in modo ossessivo».

Attenzione anche al loro atteggiamento nei confronti delle malattie. L’alimentazione è talmente povera da rendere spesso denutrito chi soffre di ortoressia nervosa. Ma guai a consigliare una visita dal medico. «In queste persone il funzionamento mentale è il più delle volte fortemente alterato dall’ossessione, tanto da sentirsi cronicamente in stato di allerta all’idea di ammalarsi», dice l’esperto. «Ciò nonostante, a chi suggerisce un controllo medico, la risposta tipica è di non averne bisogno».

Come si cura questo disturbo

L’ortoressia nervosa si cura come si curano gli altri disturbi alimentari: con l’aiuto di un medico, di uno psicoterapeuta e di un nutrizionista. L’obiettivo è quello di ri-educare la persona che ne soffre a mangiare senza ossessioni.

«Tutti noi abbiamo una funzione che si chiama alimentazione intuitiva», aggiunge Erzegovesi. «E’ quella modalità che ci permette di avere delle sensazioni appaganti quando mangiamo, di sapere quali cibi ci fanno avvertire una sensazione di buona sazietà e di buona energia fisica e mentale. Nel caso dell’ortoressia nervosa, bisogna gradualmente recuperare questa capacità di ascolto, per far sì che gradualmente la persona ritrovi una buona qualità di vita con un’alimentazione sana, varia ed equilibrata».

Cinzia Testa

Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.