Il giornalista Franco Di Mare, scomparso il 17 maggio, ha riportato l’attenzione su una forma tumorale che interessa la pleura ed è causata dall’esposizione all’amianto, ancora presente in Italia. Come si diagnostica e si cura questa malattia che colpisce 2.400 persone all’anno, soprattutto uomini.
Mesotelioma, amianto. Sono i termini che stanno circolando in queste settimane sulla rete e con una ragione. A riportare sotto i riflettori questa forma tumorale che colpisce la pleura, cioè la membrana sierosa che ricopre i polmoni, è stata l’intervista rilasciata dal noto giornalista televisivo Franco Di Mare, per anni inviato di guerra. Poco prima della sua tragica e repentina scomparsa, è stato lui a raccontare, con sofferenza e con grande fatica, la sua malattia, dove l’ha contratta, e il ruolo devastante dell’amianto, un minerale cancerogeno che tutt’oggi miete ancora vittime nonostante sia proibito.
I numeri del mesotelioma
Secondo il censimento de “I numeri del cancro”, nel 2022, sono state stimate circa 2.400 nuove diagnosi, 1700 riguardano gli uomini, e a cinque anni dalla diagnosi sono ancora vivi l’11% uomini e il 14% donne. Come ha sottolineato anche Franco Di Mare durante la sua intervista, la ricerca però sta facendo passi da gigante con terapie innovative già disponibili.
L’amianto in Italia tra leggi e bonifiche
In Italia risale al 27 marzo 1992 la legge 257/92 che ha vietato l’utilizzo e la produzione di manufatti contenenti amianto. Per questa legge, l’Italia è diventata un esempio a livello europeo: il divieto emanato dall’Unione Europea è di 13 anni dopo, e ciò nonostante, ci sono ancora Paesi che lo producono.
Va detto comunque che sul territorio nazionale non è tutto rose e fiori. Al contrario, nonostante le bonifiche, esistono ancora edifici dov’è presente, anche in forma residua. Un problema non da poco: il rischio di ammalarsi cresce all’aumentare della durata dell’esposizione e della quantità di fibre di amianto inalata.
Esposizione sotto controllo
Per questo, negli anni sono stati attivati sia una mappa nazionale dei siti contaminati da amianto e delle opere di bonifica, sia un piano di sorveglianza epidemiologica ed è stato attivato nel 2002 il Registro nazionale mesoteliomi.
Il lavoro che è in corso è immane e comporta anche il censimento dei malati e la ricostruzione della loro storia, al fine di risalire alle fonti di contaminazione. In 9 casi su dieci infatti, a causare il mesotelioma è l’amianto. Non è detto però che si tratti sempre di un’esposizione cosiddetta occupazionale, cioè legata al luogo di lavoro. Può essere infatti anche familiare, quando ad ammalarsi è una persona che vive con un familiare esposto professionalmente, oppure dovuta a hobby o altre attività ricreative. A questi, si aggiungono i casi di chi vive in un ambiente inquinato da amianto, come ad esempio nei dintorni degli stabilimenti dell’industria del cemento-amianto di Casale Monferrato, oppure di costruzione e riparazione navale come quelli di Monfalcone, per citarne solo due tra i più tristemente noti.
I sintomi del mesotelioma
Il sintomo iniziale è quasi sempre uno: la difficoltà a respirare. In caso di sospetto, dunque, è bene rivolgersi a un Centro oncologico per esami più dettagliati, indispensabili per la terapia. Nel 70-85% dei casi il mesotelioma è del tipo epitelioide e nei casi restanti, è sarcomatoide, la forma più aggressiva.
Chirurgia e terapia per il mesotelioma
«In questo periodo stiamo riflettendo sul ruolo della chirurgia e sulla necessità di eseguire una selezione più approfondita dei pazienti da destinare all’intervento, sulla base delle nostre casistiche», sottolinea Andrea Droghetti, Direttore della Chirurgia Toracica Oncologica dell’IRCCS Candiolo Cancer Center. «La tendenza, sarà sempre di più quella di impiegare le tecniche chirurgiche solo ai casi precoci. Negli altri casi invece, oggi il percorso terapeutico si basa sulla tipologia del tumore. Nel mesotelioma a istologia epitelioide il trattamento tradizionale di basa su un mix di due chemioterapici, con un’efficacia consolidata da anni di studi clinici. Quando invece la forma è sarcomatoide, oggi il trattamento di prima scelta è rappresentato da due immunoterapici, come hanno dimostrato gli studi clinici di confronto tra questa nuova terapia e il trattamento tradizionale».
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.