Under 20: l’età a rischio per diventare fumatori a vita

4 min lettura L'esperto risponde A cura di Redazione LILT Ultimo aggiornamento:
Under 20: l’età a rischio per diventare fumatori a vita

C’è un grande fermento in Italia e nel mondo per limitare il fumo e per creare nuove generazioni senza fumo. Il presidente di LILT Milano, Marco Alloisio, sottolinea l’importanza di cogliere questa disponibilità proprio a partire dai giovani, età nevralgica per evitare i grandi fumatori adulti.

In Gran Bretagna è stata da poco varata la legge anti-fumo definita come la più restrittiva al mondo. Prevede, infatti, il divieto di acquisto di sigari e sigarette a chi è nato dopo il 1° gennaio 2009 e che l’età per iniziare legalmente a fumare si alzi di un anno ogni 12 mesi, in modo da portare all’azzeramento dei fumatori nell’arco al massimo di un paio di generazioni. A Torino una delibera appena approvata sancisce che chi fuma deve mantenere una distanza di almeno cinque metri dalle altre persone, e il divieto è anche alle fermate dei bus, alle manifestazioni all’aperto, nei parchi e nei dehor. A Milano è già vietato ad esempio fumare sotto le pensiline di tram e autobus, nelle aree destinate al verde pubblico e ai giochi per bambini e dal 1° gennaio 2025 si potranno accendere le sigarette solo nei luoghi in cui sia possibile rispettare la distanza di almeno 10 metri da altre persone.


Insomma, c’è una grande attività nel mondo, con un unico obiettivo: Nazioni senza fumo. Ma è possibile? Ne parliamo con Marco Alloisio, presidente Milano Monza Brianza e coordinatore delle chirurgie specialistiche del Cancer Center di Humanitas.

Professor Alloisio, è veramente un momento di grande fermento a livello internazionale?

Sì, quello che stiamo osservando è che in molti paesi è in atto una vera e propria rincorsa per andare verso una società senza fumo. Si chiama Tobacco EndGame, la fine dei giochi del tabacco, e ha come obiettivo quello di arrivare a una prevalenza di fumatori inferiore al 5%. L’Australia ad esempio ha dichiarato che arriverà all’end game nel 2030, mentre per la Comunità Europea sarà il 2040. Ovviamente bisogna adottare delle strategie efficaci, come la legge adottata in Gran Bretagna che è stata citata prima e che verrà adottata anche in Massachusetts, negli Stati Uniti. Cito anche la legge T21, recepita da alcuni Paesi statunitensi, dallo Sri Lanka, da Singapore e da pochi altri: qui, è stato alzato il limite a 21 anni per l’acquisto delle sigarette.

Funzionano a suo parere queste restrizioni?

Molti lavori scientifici hanno esplorato il mondo dei giovani e hanno visto che la finestra a rischio per iniziare a fumare è quella fino ai 20 anni e che dopo questa età, è più raro che accada. Le attività che le comunità internazionali stanno implementando progetti che puntano proprio agli adolescenti e ancora di più ai bambini, per renderli consapevoli dell’inutilità di fumare. C’è però un grande sforzo da fare a livello di comunicazione. Sappiamo che le informazioni corrette e non solo per quanto riguarda il fumo ma in generale per uno stile di vita sano, vanno divulgate nelle scuole primarie innanzitutto, ma con approcci diversificati e che poco hanno a vedere con i concetti espressi agli adulti.

Ci può spiegare meglio?

Fumare rappresenta una gratificazione, un piacere, ovviamente per chi fuma. L’obiettivo è attivare dei programmi educativi ma divertenti, anche con l’aiuto di psicologi, che stimolano i bambini, li incentivino a ragionare, a prendere decisioni, a misurarsi con gli altri, ad avere una indipendenza intellettuale. Così, cominciando da piccoli, diventano decisamente minori le possibilità di “cadere” nel branco, nell’idea che bisogna essere uniformati agli altri, anche fumando se necessario. Crescendo, la comunicazione cambia, diventa social, utilizzando i loro canali. Ma senza scivolare nei divieti, nel paternalistico, l’adolescente è per antonomasia immortale, è pressoché inutile citare i rischi oncologici. Ma pensi a una ragazzina, che su Tik Tok racconta dello schifo che ha provato baciando un ragazzino fumatore. Oppure, che si confronta con una coetanea fumatrice, una con la pelle bella, l’altra asfittica. Sono messaggi forti a misura di adolescente, che aiutano a smettere.

A Milano ad esempio la proibizione non riguarderà le sigarette elettroniche, è d’accordo?

Stanno uscendo dati molto preoccupanti, relativi ai prodotti di ultima generazione, usa e getta, diffusi tra i giovani. Si è visto che c’è un rischio molto alto di passare alla sigaretta entro i 18 anni. Per questo, forse è il caso innanzitutto di estendere i divieti anche alle sigarette elettroniche. E di fare uno sforzo, tutti insieme, per trovare ancora una volta il linguaggio giusto per comunicare con gli adolescenti che fumano sigarette elettroniche, superando il gap generazionale. Magari, anche facendo leva sul loro rispetto per l’ambiente, dal momento che i prodotti usa e getta non fanno decisamente bene alla Terra.

Nel 2026 LILT ha un appuntamento importante che riguarda il fumo, cosa ci può anticipare?

A Milano si terrà ad aprile 2026 la decima edizione di ECToH, la Conferenza Europea sul Tabacco, e sarà ospitato dalla LILT. Si tratta di una conferenza importante che si tiene ogni tre anni e riunisce ricercatori, accademici, organizzazioni non governative, operatori sanitari e funzionari pubblici. L’ultimo si è tenuto a Madrid lo scorso anno e le tematiche si sono concentrate sui giovani. Ci stiamo lavorando.

Redazione LILT