L’attività fisica è uno dei pilastri della prevenzione. Nella Giornata internazionale dello sport, con l’aiuto del medico sportivo Daniela Lucini, scopriamo come scegliere il modo migliore per fare movimento in base alle condizioni individuali, alle prescrizioni e all’allenamento.
Il 6 aprile è la giornata internazionale dello sport. Anzi, è stato dichiarato dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite la Giornata internazionale dello sport, per lo sviluppo e la pace, a riprova dell’influenza positiva che lo sport può avere sul progresso dei diritti umani e sullo sviluppo sociale ed economico.
Una Giornata importante, e un’occasione per far conoscere sempre di più il ruolo che lo sport e l’attività fisica svolgono nelle comunità e nella vita delle persone in tutto il mondo. È un modo per allacciare nuove amicizie, per imparare il valore del “gioco di squadra” e applicarlo anche nell’attività lavorativa, per far bene a sé stessi nel corpo e nella mente. Perché il movimento è anche alla base della prevenzione di molte malattie, anche dei tumori.
Ma qual è la differenza tra sport e attività fisica? Ed è vero che non tutti gli esercizi fanno bene? Lo chiediamo a Daniela Lucini, responsabile medicina dello sport ed esercizio fisico dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano, e docente di scienza dell’esercizio fisico e dello sport dell’Università degli Studi di Milano, che ne ha parlato al Festival della Prevenzione LILT (nella foto Daniela Lucini, con Elia Biganzoni e Cinzia Testa all’edizione 2024).
Professoressa Lucini, come si combatte la sedentarietà?
Bisogna fare in modo che tutte le persone colgano qualsiasi occasione della giornata per incominciare a muoversi. Quindi, fare le scale a piedi, parcheggiare lontano dalla propria destinazione, cercare di raggiungere quotidianamente i famosi diecimila passi. Questo è sicuramente utile ed è adatto a tutti, anche a chi magari non riesce a trovare il tempo per fare attività fisica. Ma questo tipo di movimento rappresenta il primo passo. Dopodiché, arriva quello che noi chiamiamo esercizio strutturato.
Che cosa si intende?
Camminare mezz’ora tutti i giorni a passo veloce è ad esempio un esercizio strutturato. È, per intenderci, quell’attività fisica che diventa parte integrante di un cambiamento nello stile di vita. In base alle Linee guida, dunque, significa dai 150 ai 300 minuti alla settimana di un esercizio fisico aerobico endurance, quello che mette in movimento tutto il corpo, come camminare, correre, nuotare, da praticare a una intensità moderata, il che significa camminare a passo veloce, correre alla velocità di cinque chilometri in un’ora. Chi è allenato può fare anche più, aumentando la fatica sino ad arrivare a correre ad esempio alla velocità di 10 km/ora.
Si parla sempre più di personalizzazione: che cosa significa?
L’esercizio fisico deve essere prescritto, esattamente come avviene nel caso dei farmaci. Bisogna quindi individuare l’attività fisica giusta, la dose più corretta, il livello di fatica che si può raggiungere e per quanto tempo. L’esercizio va ritagliato come se fosse un vestito, in base alle caratteristiche della persona, perché chi è in forma, l’atleta, è ben diverso dalla persona sedentaria e che magari ha qualche problema di salute. Ma per mettere a punto un piano personalizzato, ci vuole uno specialista.
L’attività fisica fa dimagrire, oppure è una bufala?
E’ vero che l’esercizio fa dimagrire, ma occorre svolgere volumi di esercizio importanti (ad esempio fare jogging per 30-60 minuti al giorno) per riuscire a perdere peso senza cambiare l’alimentazione. Se invece si combina l’esercizio con attenzioni alimentari, allora il risultato è garantito! L’esercizio aiuta moltissimo a ridurre la massa grassa ma anche a mantenere/sviluppare la massa muscolare che non deve essere persa. Inoltre aiuta a gestire lo stress, e quindi evitare di peggiorare l’alimentazione e la quantità di cibo, cosa che ad alcune persone può capitare quando stressate. Non dimentichiamo poi che gli effetti benefici dell’esercizio vanno ben oltre la perdita di massa grassa!
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.