Ci sono termini in medicina che sono stati adottati universalmente. Uno di questi è follow-up, oggi utilizzato normalmente sia dai medici, sia dai pazienti. Ma cosa significa, quando l’oncologo propone il follow-up?
È una fase importante nell’ambito della prevenzione terziaria, che inizia al termine dei trattamenti effettuati per debellare la malattia oncologica. Gli obiettivi del follow up sono diversi. Innanzitutto è utile per monitorare le tossicità delle terapie che sono state effettuate, sia quelle acute, sia quelle che possono manifestarsi nel tempo, cioè le tossicità tardive. Permette anche di seguire il paziente nella fase di recupero e di individuare tempestivamente un eventuale ritorno della malattia (recidiva).
Non esiste un follow-up uguale per tutti. Può infatti variare a seconda del tipo di tumore, del percorso terapeutico, della presenza o meno di una mutazione genetica e dello stato di salute generale del paziente. Consiste in una serie di visite e di esami da eseguire periodicamente in base a un calendario ben preciso, che si può modificare di anno in anno, con una diluizione dei check.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.