Il Papilloma virus, noto come HPV (Human papilloma virus) è la più comune infezione trasmessa sessualmente nei Paesi sviluppati ed è riconosciuta come causa principale del tumore della cervice uterina, oltre ad altri tumori genitali e del distretto testa-collo.
Come avviene la trasmissione da HPV
La trasmissione avviene per contatto diretto e indiretto con liquidi corporei o attraverso lacerazioni cutanee. Il periodo che intercorre tra la persistenza dell’infezione virale e l’eventuale comparsa di lesioni precancerose è variabile, può essere di circa di 5 anni, mentre per la trasformazione in carcinoma invasivo possono trascorrere anche decenni.
Tra i tipi di virus, quasi 200, ce ne sono circa una ventina pericolosi perché tendono a penetrare nelle cellule. La loro persistenza nei tessuti del corpo nell’arco di 7-15 anni può causare un tumore a livello della cervice uterina, della vulva e della vagina nella donna, del pene nell’uomo, dell’ano e del cavo orale in entrambi i sessi.
L’infezione da HPV spesso è asintomatica, ma può manifestarsi con verruche e papillomi.
Come fare prevenzione
La prevenzione include:
- la vaccinazione anti HPV
- una buona igiene personale
- uso di protezioni in ambienti comuni
- evitare comportamenti sessuali a rischio
- sottoporsi a screening regolari come il Pap test e l’HPV test.
Gli obiettivi dell’OMS
Il 17 novembre 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato una strategia per eliminare il cancro cervicale causato dal Papillomavirus attraverso il raggiungimento entro il 2030 di obiettivi di:
- prevenzione primaria (90% di copertura della vaccinazione da HPV negli adolescenti maschi e femmine)
- prevenzione secondaria (70% di copertura degli screening)
- trattamento (90% dei casi di lesioni precancerose di alto grado e cancro invasivo).
I tumori HPV-correlati
Ogni anno, solo in Europa, a oltre 66.000 donne viene diagnosticato il cancro cervicale e più di 30.000 ne muoiono rendendolo la seconda causa più comune di decesso per cancro per le donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni.
In Italia si stimano oltre 6.000 nuove diagnosi l’anno di tumori causati dal Papillomavirus umano (Hpv) di cui oltre il 36% sono tumori della cervice uterina.
Secondo i dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità (dati 2021) questi i tumori HPV-correlati e la loro incidenza in Italia:
- 2.365 casi di tumore alla cervice uterina
- 1.900 casi di tumore orofaringeo (uomini e donne)
- 1.200 casi di tumore alla vulva
- 500 casi di tumore al pene
- 300 casi di tumore all’ano
- 200 casi di tumore alla vagina
La vaccinazione anti-HPV: la prima prevenzione
I vaccini anti-HPV oggi utilizzati proteggono contro i 9 sierotipi di HPV (2 virus a basso rischio, frequenti cause di verruche genitali, e 7 virus ad alto rischio). Come dichiarato dal Ministero della Salute sono estremamente sicuri ed efficaci: possono prevenire oltre il 90% delle forme tumorali associate all’HPV e sono stati somministrati in sicurezza a milioni di ragazze e ragazzi in tutto il mondo.
In Italia per ottenere la massima copertura il vaccino va eseguito a 12 anni e comunque prima dell’inizio dei rapporti sessuali, preliminari compresi. La ragione? In questa fase la risposta con anticorpi è maggiore e si riduce il rischio di persistenza nell’organismo di Papilloma Virus, soprattutto di HPV a rischio oncologico.
La vaccinazione prevede due dosi fino ai 15 anni di età a distanza di 6 mesi l’una dall’altra, mentre tre dosi dopo i 15 anni: una subito, l’altra dopo 2 mesi e l’ultima dopo 6 mesi dalla prima, per iniezione intramuscolo. Gli studi garantiscono un’ottima copertura oltre i 15 anni e sono in corso ulteriori ricerche per capire per quanto tempo rimane l’immunità. Attualmente il vaccino è a carico del Servizio sanitario nazionale per gli adolescenti nel corso dal dodicesimo anno di età al 18° (si consiglia di rivolgersi all’ASL di riferimento per la propria Regione per avere indicazioni precise), maschi e femmine, per le persone a rischio per basse difese immunitarie , per le pazienti da trattare per lesioni precancerose di alto grado.
I controlli: l’importanza del Pap-test
L’esame fondamentale è il Pap-test perché è l’unico modo per diagnosticare precocemente le lesioni precancerose o le lesioni già invasive. Va eseguito regolarmente, almeno ogni 3 anni a partire dai 25 anni di età, oppure a distanza di 2 anni dal primo rapporto sessuale.
Dai 30 anni invece viene eseguito l’Hpv Dna test, ogni cinque anni.
Ma c’è una novità. Si chiama Co-test. «Prevede l’utilizzo di due metodiche, il Pap-test associato al HPV mRNA test», sottolinea Bernardina Stefanon, ginecologa e coordinatrice dei servizi di ginecologia LILT. «Riscontrare una negatività sia al Pap-test che al test HPV mRNA è rassicurante e la donna può sottoporsi al successivo controllo anche dopo tre anni o diversamente secondo le indicazioni del ginecologo curante».
Co-test: il nuovo Pap-test liquido in tutti gli Spazi LILT
Dal 2022 in tutti gli ambulatori LILT il Pap-test tradizionale è stato sostituito con il Pap-test in fase liquida, che permetterà una valutazione morfologica più chiara.
Dopo il prelievo, invece di strisciarla sul vetrino, il ginecologo inserirà la spatolina con il campione raccolto in una provetta con una soluzione conservante.
Il pap-test in fase liquida ha diversi vantaggi: le cellule non subiscono modifiche legate allo striscio, vengono separate da sangue e muco per una lettura nitida e si preservano integre a lungo. Inoltre la provetta permette di eseguire nel tempo altri test senza necessità di ripetere il prelievo (si può eseguire un HPV Test o anche la tipizzazione di alcuni batteri).
Dai 30 ai 64 anni (fascia di età in cui il virus diventa persistente e potenzialmente pericoloso) o su indicazione medica, con un solo prelievo sarà eseguito il Co-test: il nuovo pap-test e il test molecolare (HPV mRNA test), più sensibile nell’identificare le donne con lesioni di alto grado:
- se l’HPV test è negativo va ripetuto ogni 5 anni
- se l’HPV test è positivo va ripetuto una volta all’anno.
In caso di esito positivo del Pap-test o di persistenza di HPV ad alto rischio, il ginecologo può richiedere la colposcopia, per osservare e descrivere la lesione e fare un’eventuale biopsia.
“LILT propone un rapporto personalizzato tra ginecologo e paziente. Un percorso salute per la donna, costruito su misura in base a età, storia e anamnesi, basato sull’informazione e sul dialogo, attento all’intero apparato riproduttivo. Una prevenzione oncologica che diventa predittiva grazie a un biomarcatore come l’mRNA test che seleziona donne con integrazione del virus nel DNA della cellula, quindi a maggiore rischio di progredire a lesioni alto grado”.
Bernardina Stefanon, coordinatrice ginecologia LILT
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.