Iperproteica, gruppo sanguigno, solo minestrone. Con l’aiuto della nutrizionista Cecilia Gavazzi approfondiamo il rovescio della medaglia dei regimi alimentari squilibrati
È sufficiente digitare “dieta” su Google per sentirsi come Alice nel Paese delle Meraviglie.
C’è di tutto: con un solo alimento, liquide, sulla base del gruppo sanguigno, iperproteica, solo minestrone, e forum fitte di dichiarazioni di perdite di peso considerevoli. La tentazione di provarci è tanta, soprattutto se i chili di troppo sono diventati un problema. E sono in tanti a litigare con la bilancia. Dati alla mano, oggi è in sovrappeso il 30% degli italiani e obeso il 10%. Per saperne di più sulle diete e su cosa è meglio fare per ritrovare la forma, ne parliamo con Cecilia Gavazzi, medico nutrizionista e professore a contratto Università degli Studi di Milano.
Professoressa Gavazzi, le diete sono da bandire?
I regimi squilibrati non fanno bene e questo è un dato di fatto. Ma per perdere qualche chilo possono essere seguiti, a patto di non superare le tre settimane, massimo un mese. Questo perché l’organismo è un meccanismo intelligente ed è in grado di correggere gli errori inevitabilmente indotti da diete sbilanciate. Questo, ovviamente, in chi non ha problemi di salute.
Quali sono i rischi di una dieta fai da te?
Innanzitutto, carenze per quanto riguarda sali minerali e vitamine, ma anche alterazioni a carico di organi e apparati.
La dieta iperproteica, ad esempio, alla lunga può comportare alterazioni metaboliche che si manifestano con bisogno di zuccheri e ripercussioni a carico dell’apparato renale. Sono problemi che riguardano tutti e ancora di più le persone fragili per una malattia, come i pazienti oncologici ad esempio.
Che cosa deve fare chi vuole dimagrire?
La prima regola è di rivolgersi a un medico nutrizionista, perché ha una visione globale della persona, fisica e psicologica e ha le competenze giuste per mettere a punto un regime alimentare su misura.
La seconda è di non avere fretta, perché per fornire una dieta ad hoc la persona va conosciuta: per questo, la prima visita è prevalentemente un lungo colloquio con domande a 360 gradi, che comprendono anche lo stile di vita, le abitudini alimentari e perché no, i gusti in fatto di cibo.
La terza è di avere costanza: le perdite rapide di peso non portano a nulla di positivo, anzi, spesso i chili si recuperano tutti e con un’ulteriore aggiunta.
L’importanza di rivolgersi a un medico nutrizionista e non a un generico nutrizionista che può avere diversi background, è fondamentale per chi è affetto, oltre che da sovrappeso oppure obesità, anche da un’altra patologia. In questo caso infatti, i fabbisogni calorico, proteici e vimamici possono essere molto diversificati e quindi le indicazioni per un soggetto cardiopatico saranno diverse rispetto a quelle per un soggetto diabetico oppure affetto da patologia polmonare.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.