È in arrivo Cerberus e la preoccupazione sta salendo alle stelle. Attenzione però a non farsi prendere dal panico. Non è un virus a sé, ma una sottovariante Omicron contrassegnata dalla sigla BQ.1.1. In questi giorni in Italia la percentuale di contagi deputati a Cerberus, insieme ad altre sottovarianti, è pari al 5%. A farla da padrone ora sono Omicron BA4 e BA5: entrambe sono incluse nel booster che viene effettuato dall’inizio di ottobre. Chi ha fatto il vaccino con la formulazione tradizionale, così come chi sta facendo ora il richiamo con questo nuovo, non saranno comunque indifesi quando arriverà Cerberus. I dati dicono che il sistema immunitario nel corso delle varie vaccinazioni ha sviluppato una memoria che permette di riconoscere il virus in caso di contagio. Risultato: ci si può ammalare, ma si è pressoché esenti dalle forme più gravi.
Omicron con tutte le sue varianti, Cerberus compreso, è molto infettivo. Per dare un’idea, l’RO, cioè il numero medio teorico di persone che ogni malato può contagiare, è passato da 2-6 nel 2020 con il virus originario, a 20 in questo periodo. Ma sono calati drasticamente i decessi, che oggi riguardano chi è molto fragile e soprattutto, le persone non vaccinate e in particolare gli anziani. La guardia quindi va comunque tenuta sempre alta, indossando le mascherine. Oggi con le nuove indicazioni, vanno portate negli ospedali, nelle RSA e in generale in ambienti sanitari, come anche gli ambulatori medici. In teoria, non andrebbero invece più indossate sui mezzi pubblici, in treno, in aereo. Ma, come stanno suggerendo molti virologi, è meglio averne sempre una con sé, da indossare quando si ha la percezione che il numero di persone presenti nello stesso ambiente sia troppo elevata. La mascherina infatti ha un effetto meccanico di barriera contro i virus.
All’erta anche con le mani che rimangono un potenziale importante veicolo di contagio. Evitare quindi di portale al viso e agli occhi, specialmente quando si è in un luogo pubblico. Vale anche la regola di utilizzare un prodotto disinfettante di frequente e lavarle con acqua calda e sapone appena si può. Sì anche ad aprire di tanto in tanto le finestre per il ricambio d’aria, per diminuire la concentrazione di droplet nell’aria.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.