Il melone e l’anguria? I “Bartali e Coppi” della frutta. Gareggiano sulle tavole dell’estate, con proprietà nutritive diverse, gusti differenti, ricette che solo raramente, come per la macedonia, li vedono uniti. Qualche idea. Il melone può essere l’ingrediente ideale per un’insalata da portare in spiaggia, tagliato a cubetti, con olive nere, foglie di menta fresca e cipolla di tropea tagliata a velo. Mentre l’anguria a tocchetti, insieme a bocconcini di mozzarella, fette di cetriolo e foglie di basilico, si trasforma in appetitosi spiedini estivi.
Anguria, il frutto millenario dal potere dissetante
Ha un curriculum di tutto rispetto: veniva coltivata in Africa già 5000 anni fa ed è stata persino immortalata su dei geroglifici egiziani. Anzi, pare che alcuni resti di anguria siano stati ritrovati nelle tombe dei faraoni, segno che faceva parte dei cibi regali da portare con sé nell’aldilà. In effetti, è un frutto fantastico: dolce al punto giusto, dissetante e degna merenda di metà mattinata. E senza gravare sul peso corporeo. Già, perché l’anguria è composta prevalentemente di acqua ed è povera di zuccheri. Però, ha dalla sua la presenza di vitamina C e di licopene, il carotenoide responsabile del colore rosso e, tra i minerali, di potassio. E’ sicuramente grazie a questo mix fantastico che una fetta di anguria disseta quando fa molto caldo e aiuta a far ritrovare le energie.
Melone, il simbolo triestino ricco di vitamine
Magari non ha un passato che si perde nella notte dei tempi, come quello dell’anguria, ma anche il melone ha un curriculum speciale. Insieme all’alabarda, infatti, è il simbolo della città di Trieste: i suoi 13 spicchi rappresentano le 13 Casade della nobiltà medievale triestina. La sua polpa è dolce, succosa e, come l’anguria, ha un alto contenuto di acqua e il minerale che la fa da padrone è il potassio. Questo spiega come mai si contenda con l’anguria il primo posto tra i frutti estivi. È anche ricca di vitamina C, ma quello che merita attenzione è il betacarotene, una sostanza che il fegato converte in vitamina A e che nel melone è presente in quantità considerevole. Una porzione di melone ne “copre” circa un terzo del fabbisogno giornaliero, a vantaggio del benessere del corpo.
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.