“Ho scelto di dedicarmi al volontariato perché volevo continuare a rendermi utile. Per più di quarant’anni ho lavorato nella scuola e penso di aver svolto un’attività utile alla società, preparando i ragazzi al loro futuro. Non avevo un’idea ben precisa di cosa volessi fare ma è venuto quasi spontaneo chiedermi “perché non LILT?“. Quella sigla infatti mi girava di continuo per la testa. Pensandoci bene, la scuola in cui ho lavorato è a pochi passi dall’Istituto Tumori e ho percorso quel tragitto per trent’anni della mia vita. Prendevo la 61 molto presto – mi è sempre piaciuto arrivare prima che la scuola aprisse – e a quell’ora l’autobus era frequentato da diverse persone che scendevano alla fermata di via Venezian. Io li seguivo con gli occhi, quando il pullman, nei pressi delle strisce pedonali, si fermava in attesa che i pazienti attraversassero. Osservandoli avevo l’occasione di riflettere sulla loro condizione. Più che riflessioni, erano emozioni suscitate dagli elementi che mi colpivano: c’erano ragazzi, anziani, persone di ogni età, molto spesso disorientate. Questa presenza, quasi familiare, ha scavato come un fiume carsico dentro di me e, come spesso fanno i fiumi carsici, è riemersa con forza in superficie. E’ stato allora che ho detto “massì, faccio richiesta alla LILT“. È venuto naturale, quel fiume ha scavato e, a un certo punto, è uscito fuori.
Mi è stato assegnato di collaborare con il settore Prevenzione primaria, penso di essere stato considerato idoneo per via della mia esperienza durante gli anni di insegnamento. Collaboro con le attività di peer education, ho iniziato il corso in primavera ma mi sento ancora in formazione. Come si è soliti dire, non si finisce mai di imparare.
La soddisfazione di sentirsi utili
Alla domanda come ci si sente a fare il volontario rispondo con la soddisfazione di sentirsi utili, a maggior ragione quando si chiude un capitolo della vita che è stato per gran parte occupato dal lavoro. Per me fare il volontario non è occupare il tempo, considerando che oggi una persona di 66 anni come me, quando è in buona salute, ha ancora le energie fisiche e mentali per fare qualcosa.
Ai futuri volontari direi di seguire il proprio istinto, di credere nelle motivazioni, anche inconsce, che li stanno guidando e mettersi a disposizione, essere disponibili e aprire la mente. Dilatentur spatia caritatis recitava Sant’Agostino: si aprano spazi alla carità. Questa frase mi è rimasta sempre impressa e ha guidato le mie scelte lavorative e professionali. Mettersi a disposizione dei propri colleghi, aprire lo spazio a sé e agli altri: questo direi ai futuri volontari“.
Sei sei interessato all’esperienza di volontariato, le porte di LILT sono sempre aperte.