E dopo cosa succede? Si chiede un uomo quando gli viene prospettato l’intervento chirurgico di prostatectomia in caso di tumore della prostata. Una domanda più che lecita, dal momento che il grande problema di questo tipo di operazioni è “il dopo”, cioè il rischio di problemi sessuali e di incontinenza. Ma esiste veramente, oppure è l’ennesima fake news? Ci siamo fatti raccontate cosa accade realmente da Bernardo Rocco, Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Urologia ASST Santi Paolo e Carlo di Milano e Professore Ordinario di Urologia presso l’Università degli Studi di Milano.
Tumore alla prostata: la tipologia dell’intervento
C’è una buona notizia: le probabilità di incorrere in disturbi di impotenza e di incontinenza crollano se si interviene tempestivamente. Per questo, le campagne di informazione sottolineano sempre fortemente l’importanza dei controlli regolari. E non solo. Bisogna rivolgersi a Centri di eccellenza, per essere sicuri di essere nelle mani giuste. «Oggi abbiamo a disposizione la chirurgia robotica che proprio per i vantaggi che offre, permette di eseguire interventi nel caso di cancro alla prostata il più possibile nel rispetto della fisiologia maschile», spiega il professor Rocco. «Negli Stati Uniti ad esempio dov’è ormai una realtà consolidata, con la tecnica robotica vengono eseguite oltre il 90% delle prostatectomie radicali. Ma la tecnica da sola non è sufficiente, ci vuole l’esperienza del chirurgo ed è per questo che bisogna rivolgersi a Centri di eccellenza». È il chirurgo infatti che comanda i movimenti del robot e che può eseguire manovre delicatissime. «Se il tumore è localizzato e non è in forma avanzata, è possibile eseguire una chirurgia conservativa», sottolinea il professor Rocco. «Ad aiutare il chirurgo ci sono anche le continue innovazioni. Durante l’intervento, per esempio, oggi grazie al microscopio confocale si può eseguire un check della zona dopo l’asportazione del cancro, in tempo reale. È una metodica con risultati a beneficio del paziente, come ha dimostrato lo studio appena pubblicato.»
Disfunzione erettile e incontinenza passano?
Vietato abbattersi dopo l’intervento chirurgico. «I pazienti vengono indirizzati al Servizio di riabilitazione, con programmi personalizzati messi a punto dal chirurgo insieme al fisioterapista», aggiunge il professor Rocco. «In questo modo, si risolve l’incontinenza: non è più un problema per l’80% dei pazienti a tre mesi dall’intervento, e per il 96% a un anno». La riabilitazione è utile anche in caso di disfunzione erettile, in particolare per quanto riguarda l’erezione. «L’approccio robotico può danneggiare l’erezione in misura minore rispetto a quello tradizionale», conclude il professor Rocco. «I tempi sono comunque lunghi e ci vogliono circa 18 mesi per il recupero, anche parziale, dell’erezione. Va detto comunque che molto dipende dall’età del paziente. Se è under 50 e il tumore è in fase iniziale, il successo è garantito nel 90% dei casi. L’intervento invece non incide sulla libido, cioè il desiderio sessuale, e sulla capacità di orgasmo, che pertanto rimangono inalterati. Ma qui, giocano un ruolo importante anche lo stato psicologico del paziente e il rapporto che esisteva con la partner prima della diagnosi». Con l’intervento infine si verifica la perdita della fertilità perché non c’è più l’eiaculazione.