Tumore al seno metastatico
Il 13 ottobre è la giornata nazionale dedicata al tumore al seno metastatico. Hanno un marito, figli, un lavoro, spesso i genitori anziani e sono metastatiche. Sembra un sinonimo di guerriere. E a ben pensarci, lo sono. Un esercito di quasi 40 mila donne con un’età media di 54 anni, che portano avanti la loro vita nonostante la diagnosi di cancro al seno metastatico, vale a dire, diffuso anche in altre parti del corpo come le ossa, il fegato, il cervello. Inimmaginabili i pensieri che costellano le loro giornate, le ansie, i momenti di depressione. «Nel loro caso il supporto psicologico è una necessità per poter convivere con una malattia logorante», interviene Rosanna D’Antona, Presidente di Europa Donna Italia. «Eppure ne beneficiano in poche, perché nel nostro Paese solo in un ospedale su quattro le pazienti vengono indirizzate a uno psico-oncologo». Le conseguenze sono inevitabili, con perdita della fiducia e della sicurezza , oltre a smarrire il piacere della vita.
Rendere il cancro metastatico una malattia cronica
Non dovrebbe essere così, perché sono stati fatti veramente grandi passi avanti in medicina. Dati alla mano, è noto che l’aspettativa di vita per la forma endocrino-responsiva è passata dai 15 mesi degli anni ’70 ai 58 degli anni 2000 e i dati sono in continuo miglioramento. Questo sicuramente per merito delle maggiori conoscenze sulla biologia del tumore, cioè sulle sue caratteristiche, che ha permesso la messa a punto di terapie mirate. Sono progressi importanti e i lavori scientifici continuano in tal senso, con l’obiettivo di rendere il cancro metastatico una malattia cronica.
Le terapie a disposizione
«Oggi se il tumore è endocrino-responsivo non c’è più bisogno della chemioterapia,» interviene Saverio Cinieri, Presidente AIOM, Associazione italiana di oncologia medica. «Questo ha rappresentato un grande passo avanti dal punto di vista della qualità di vita, perché la donna non ha bisogno di recarsi in ospedale. La terapia infatti in questo caso consiste nell’associazione di un farmaco endocrino con un inibitore delle cicline, con una buona tollerabilità e che può essere proseguita fino a cinque anni senza necessità di modifiche perché la malattia rimane stabile». Non solo. Studi appena pubblicati hanno dimostrato che questo mix può essere protratto anche oltre i cinque anni senza rischi per la donna. E se è necessario un cambiamento, è sempre con un principio attivo orale: ultimo arrivato, abemaciclib, indicato per le forme metastatiche avanzate, sempre in associazione con un farmaco endocrino. «Oggi finalmente ci sono buone nuove anche per il carcinoma mammario metastatico HER-positivo» continua il Presidente AIOM. «Abbiamo a disposizione molecole innovative, come tucatinib e trastuzumab-deruxtecan. Sono entrambi da assumere per via orale e per la prima volta, assicurano mesi di remissione della malattia, a vantaggio di una migliore qualità di vita».
Il ruolo dello stile di vita contro il tumore al seno metastatico
Insomma, per alcune forme, i successi ci sono e lo dichiarano anche le donne che stanno seguendo queste terapie. Certo, questo non vale per tutte. Per chi ha una forma triplo-negativa la strada della ricerca è ancora lunga, ma gli oncologi iniziano a intravvedere la luce in fondo al tunnel, grazie a molecole innovative e a farmaci immunoterapici che stanno dando buoni risultati. «Oggi la donna viene seguita con grandi attenzioni, e non solo per quanto riguarda i farmaci», conclude Cinieri. «è fondamentale che non fumi, non beva alcolici, segua un’alimentazione sana con un basso apporto di proteine animali, e che pratichi una regolare attività fisica. Sono raccomandazioni oggi più che mai importanti, alla luce delle ricerche che stanno dimostrando il ruolo dello stile di vita nell’aumentare l’efficacia delle cure oncologiche».
Il Manifesto del tumore al seno metastatico
Certo, sono cure impegnative che portano con sé ritmi diversi, tanto da indurre molte ad abbandonare il lavoro. «Ci siamo accorti che ancora oggi le donne non vengono messe al corrente delle tutele speciali per i malati di cancro», interviene la Presidente D’Antona. «Oppure non le chiedono, per il timore di essere licenziate. Noi lottiamo da anni per il rispetto dei loro diritti. Anche perché la perdita del lavoro con le inevitabili preoccupazioni economiche può compromettere fortemente lo stato di salute, con il 20% in più di rischio di scarsa risposta alle cure in corso». Per questo, il 13 ottobre è l’occasione giusta per presentare il il Manifesto delle donne con tumore al seno metastatico, che contiene le sette principali richieste espresse dalle pazienti. «Chiediamo un percorso dedicato all’interno delle Breast Unit, tempi di attesa ridotti per visite ed esami, disponibilità dei diversi specialisti coinvolti nella gestione della patologia, come l’ortopedico e il ginecologo, l’assistenza di uno psico-oncologo, la possibilità di accesso ai farmaci innovativi», conclude Rosanna D’Antona. «Infine, le donne con la forma metastatica devono essere informate sull’esistenza di trial ad hoc e avere la possibilità di accedervi. E, ultimo ma non meno importante, devono poter avere l’invalidità civile in tempi rapidi, al fine di usufruire delle agevolazioni del caso».
Giornalista scientifica dal 1992, specializzata in comunicazione della salute con particolare attenzione all'oncologia. Esperienza pluriennale in campagne informative e divulgazione scientifica. Vincitrice del premio Giovanni Maria Pace nel 2019 per il giornalismo in ambito oncologico.